CHE COSA HANNO SCRITTO
«La Giordania è il Paese arabo più preoccupato per l’abbandono Usa della politica dei due Stati » scrive il Jerusalem Post. «Amman teme un’escalation di tensione fra i palestinesi in Cisgiordania, che potrebbe sfociare in Giordania». Per il presidente palestinese Abu Mazen, anche dopo l’impennata di insediamenti dei coloni israeliani ( foto), «lo status di Gerusalemme è una linea rossa» riporta l’agenzia di stampa Wafa, in riferimento al trasloco dell’ambasciata Usa. «Non possiamo accettare che sia oltrepassata. Gerusalemme Est è la capitale del nostro Stato». Il quotidiano britannico The Guardian è convinto che «la nomina di un radicale come leader nella Striscia di Gaza aumenti il timore di un nuovo scontro mortale con Israele».
«Estromettere il vincitore delle elezioni dal governo comprometterebbe il processo democratico e favorirebbe Wilders, per cui l’élite ignora la gente comune» scrive l’Economist. Se Wilders arrivasse primo ma non andasse al potere, la macchina che fa dipendere la presidenza dai grandi accordi (frenando le derive populiste, ma scontrandosi con la volontà popolare) alimenterebbe la rabbia anti-sistema. Peraltro, «la forza del Pvv (anche fuori dal governo) potrebbe rendere una coalizione molto instabile» scrive il think tank Global Councel. Motivo: «Partiti diversi dovranno unirsi in una mega alleanza, con difficoltà sulla gestione delle varie politiche». L’Economist conclude: «L’effetto Wilders sugli altri partiti è comunque schiacciante».
«Kim Jong-un è molto potente» scrive il South China Morning Post. «Ha osato sfidare Donald Trump lanciando un missile a media gittata in occasione del suo primo incontro al vertice con il premier giapponese Shinzo Abe». Peggio: ha sfidato Pechino, gli fa eco il Chosun Ilbo di Seul, facendo eliminare Kim Jongnam. Il suo fratellastro «era da tempo sotto protezione cinese e gli era stato ordinato di non uscire dal Paese perché Pyongyang non avrebbe mai permesso ai suoi squadroni della morte di colpire nella Repubblica popolare». Quando ha abbassato la guardia volando in Malesia, ha pagato con la vita. «Un tempo si diceva che la Cina avrebbe potuto fermare Kim Jong-un» conclude The Japan Times. «Ora non è detto sia così».