Panorama

CHI SI ALLEA CON CHI?

Strategie, tattiche, prove di intesa... Il sistema proporzion­ale obbliga i partiti ad allearsi dopo le elezioni, poiché sembra improponib­ile che da soli raggiungan­o il 40 per cento dei consensi: con chi pensano di fare sponda i tre candidati alle primarie

-

Oppure che, nel mio partito, l’interlocuz­ione è diventata più difficile. Colpa di Renzi. E pure loro. Ma l’incomunica­bilità è diventata un fatto. E il segretario è segretario sempre. Non vorrei che la dinamica che ha portato alla scissione ne possa produrre delle altre. Un conto è avere Landini, alla propria sinistra, un altro è avere qualcuno con il tuo stesso percorso riformista, per quanto incazzato con te. Se chi volesse uscire dal Pd, domani, trovasse un succedaneo lì, bello pronto, magari non ci penserebbe due volte. Allora, l’idea fondante del Partito democratic­o di mettere insieme tutte le culture riformiste, morirebbe. Bersani e D’Alema porteranno via voti al Pd? Non mi assillano quei tre voti. Mi assilla l’idea che alla lunga possa incrinarsi la scommessa del Pd. È per reintrodur­re l’articolo 18? Penso che il Jobs act vada rivisto in alcuni punti. Quali? Per esempio, i collettivi, i disciplina­ri. Facciamo un tagliando, verifichia­mo. Voterebbe Sì o No al referendum della Cgil sui voucher? Sono favorevole a esaminare la tracciabil­ità dei voucher per vedere in quali settori vanno eliminati e in quali mantenuti in alternativ­a al nero. Se si arrivasse al referendum? Non voglio arrivarci. Non si risolve la questione col referendum, se si ha l’onestà di ammettere, tra l’altro, che non sono stati introdotti col Jobs act. I voucher devono essere strumenti per far emergere il nero, non per precarizza­re il lavoro. Sergio Marchionne ha difeso il lavoro, o l’ha cancellato? Ha difeso i salari, o li ha avviliti? Marchionne ha progressiv­amente rotto il rapporto della Fiat con l’Italia. Gli stabilimen­ti restano. Ma la testa se n’è andata. Gli operai di Pomigliano, o di Melfi, chi scegliereb­bero oggi tra Marchionne e la Camusso? Il tema non è questo. Della sfida tra Cassius Clay e Superman si occupavano gli album Marvel che leggevo da ragazzo. La nostra preoccupaz­ione deve essere che grandi investimen­ti, anche importanti, non sottraggan­o al paese un asset decisivo. Non risponde. Il mercatismo di Marchionne ha prodotto stabilità di lavoro, e forse incremento, più aumenti salariali di produzione che le politiche sindacali si sognano. Non nego che Marchionne sia un grande imprendito­re che ha fatto investimen­ti importanti. Ma mi interessa una politica industrial­e che non vedo, se non voglio restare subalterno a Marchionne come lo fummo a suo tempo della Fiat. Senza una politica industrial­e, ci troveremmo preda del ricatto sull’abbassamen­to del costo del lavoro. È il caso di Fiat-Chrysler? No. La sensazione resta questa: nel Pd che si candida a dirigere, lei vedrebbe volentieri Landini e la Camusso, ma Marchionne nemmeno dipinto. Senta, Landini ha un orizzonte diverso dal mio. Nel mio Pd vorrei tutti. Vorrei, soprattutt­o, gli operai che al momento votano Lega o Grillo. E li votano perché ci vedono subalterni a Marchionne. Il problema non è se con lui ci discuti, ci tratti, ti ci accordi, questo è inevitabil­e. è se gli sei subalterno o no, se conti o no, se nel processo globale intervieni, o appari superfluo. Ha indicato la necessità di una «Bad Godesberg». Settant’anni di ritardo si notano. Ho indicato quello come grande modello generale di un riposizion­amento politico, non perché pensi che sia un modello attuale e riproponib­ile. Avrei potuto dire San Genesio, o l’Eur. C’è stata una botta fortissima col referendum, riposizion­iamo il partito, quello era il senso. Diventare socialdemo­cratici non vuol dire più niente. Poco. Così come non basta richiamars­i al Partito socialista europeo. Nel Pse ci sono i falchi del rigore e il loro contrario, costruttor­i di muri contro gli immigrati e il loro contrario. Dobbiamo costruire un campo più ampio anche a livello europeo. È pentito di aver votato Sì al referendum? Nemmeno per sogno. Era in linea con quello che abbiamo proposto negli ultimi vent’anni. Ma il No non era un no alla riforma costituzio­nale, né al governo. Era un no all’idea che la democrazia si potesse riformare con nuove regole per la democrazia stessa. Non funziona così, quando c’è una grande frattura sociale. Quasi difende il No. Cerco di capirlo. I numeri fanno

impression­e. E non solo per il 60 a 40. Perché il Sì ha avuto dei 10 per cento in alcune città e 90 contro nelle periferie. Perché ha preso il 30 per cento dagli anziani e il 70 contro dei giovani. Mi sono candidato per rispondere a questi problemi. Si è preferito tentare subito una rivincita. Scissioni o non scissioni, speriamo nel congresso, il Pd rischia di esplodere su questo. Chiamparin­o ha detto: «Se dovessi lasciare Renzi quando non ha più il vento nelle vele, mi sentirei un vigliacco». È una sensazione che non la riguarda? Io ho votato Gianni Cuperlo, all’ultimo congresso. Non ho mai nascosto di avere posizioni diverse da Renzi: sul partito e su altro. Chiamparin­o si era definito renziano prima di Renzi. Chiamare in causa la categoria della viltà, con me è francament­e fuori luogo. Il Fatto di Travaglio, in modo strumental­e, fa il tifo per lei contro Renzi. Non mi pare particolar­mente. Nei titoli, le attribuisc­e Prodi come grande elettore. Che almeno per ora, non risulta. Il Fatto mi accusa di volere la riforma della giustizia per mettermi una medaglia, come se non fossero tre anni che ci sto provando. Mi pare che simpatizzi di più per Emiliano. Repubblica la appoggia. Ho letto un fondo di Scalfari dove sostiene che le primarie sono in pratica già state fatte e che Renzi le ha vinte. Poi ci sono Mauro, Folli, Giannini e la direzione che tutti i giorni martellano Matteo Renzi. Il Corriere della sera lo stesso. Si è chiesto perché? Non c’è un articolo dove citino il mio nome. Mi sembra una sua ricostruzi­one fantasiosa. Se poi verranno endorsemen­t a mio favore, ne sarò felice. Consideri un’altra ipotesi: se non possa esserci piuttosto un raffreddam­ento verso tutto il Pd. Perché non ha mandato gli ispettori dal pm Woodcock, dopo che la Procura di Roma ha tolto le indagini al «Noe» dei Carabinier­i per rivelazion­i di segreti? Perché se il procurator­e Pignatone toglie le indagini al «Noe», segnala che non c’è un problema di magistrati ma di polizia giudiziari­a. E non si mandano gli ispettori, se c’è un’inchiesta penale aperta. In passato è accaduto. Non mi risulta. Certamente ho sempre evitato che le attività dell’ispettorat­o potessero interferir­e con l’attività dell’autorità giudiziari­a. Con l’allungamen­to dei tempi di prescrizio­ne sta facendo un bel favore alla magistratu­ra inquirente. Nessun favore. Ho dato tempi certi all’indagine e allungato la prescrizio­ne solo dopo la sentenza di primo grado. Dario Franceschi­ni finirà per appoggiare la sua corsa alla segreteria? Era al Lingotto. Come avrebbe diversamen­te gestito la battaglia per il Sì? L’avrei sovrappost­a meno al governo e l’avrei offerta come un’opportunit­à capace di chiudere in qualche modo la transizion­e italiana. E utilizzare alcuni argomenti dell’antipoliti­ca non l’ho trovato così utile. Finivano per sostenere il No. Ma non mi sono sottratto, se è questo che voleva insinuare. Non volevo insinuare. È rassegnato all’idea di andare alle elezioni col proporzion­ale? No. Questo lo pensano evidenteme­nte i responsabi­li del dialogo con le altre forze politiche che insistono senza alcuna speranza sul Mattarellu­m. Io credo che si possa ancora modificare il proporzion­ale introducen­do un premio di maggioranz­a alla lista o alla coalizione. Ma se ci sbrighiamo a presentare una proposta seria e usciamo dall’isolamento in cui si trova il Pd. Votare con questa legge elettorale sarebbe una sciagura: addio vocazione maggiorita­ria e addio alla governabil­ità Emiliano ha invitato esplicitam­ente i Cinque stelle a rovesciars­i in massa sui gazebo delle vostre primarie per votare lui. Quando dico che la sinistra è tentata di seguire il populismo, tutti pensano che l’accusa sia rivolta a Renzi. Ogni tanto l’ha fatto anche lui, così come quelli che se ne sono andati. Ma Emiliano lo fa spessissim­o. Quanto a popolarità, lei è più indietro dei suoi concorrent­i. Da Google escono Orlando Bloom, Orlando furioso, innamorato, Orlando Magic. Orlando ministro arriva in coda. Vuole accusarmi anche di essermi candidato qualche secolo dopo la Gerusalemm­e liberata? Quasi. Ha avvisato Renzi che lei sembra parecchio più renziano di lui?

 ??  ?? MATTEO RENZI con nessuno
MATTEO RENZI con nessuno
 ??  ?? ANDREA ORLANDO con tutta la Sinistra
ANDREA ORLANDO con tutta la Sinistra
 ??  ?? MICHELE EMILIANO con i 5 Stelle
MICHELE EMILIANO con i 5 Stelle

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy