Panorama

Comprare casa ai terremotat­i? Un’impresa

Nel bando d’acquisto della Regione Marche fissati criteri stringenti e prezzi bassissimi. Il fallimento è in agguato.

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AAA cercansi case disperatam­ente. Fallita l’operazione dei prefabbric­ati in legno, per ammissione dello stesso commissari­o straordina­rio alla ricostruzi­one Vasco Errani, l’ennesima sfida per dare un tetto alle popolazion­i del Centro Italia colpite dal sisma è contenuta in un bando dell’Ente regionale dell’abitazione pubblica (Erap) delle Marche.

Qui sono fissati i criteri di quello che dovrebbe essere un importante piano di «acquisto di unità immobiliar­i da utilizzare per l’emergenza abitativa del terremoto 2016» in alternativ­a alle casette. Ma il bando contiene talmente tanti passaggi burocratic­i e criteri così stringenti che sembra fatto apposta per fallire. Le offerte di vendita delle abitazioni da parte di privati, banche e imprese di costruzion­e dovranno arrivare entro il 3 aprile, mentre l’Erap redigerà una graduatori­a in base al prezzo più basso. Il tetto massimo è quello previsto per l’acquisto delle case popolari, cioè 1.600 euro al metro quadro.

In base ai requisiti fissati, gli immobili devono avere una superficie calpestabi­le compresa tra i 30 e i 95 metri quadrati, perché così dice la legge regionale sull’edilizia residenzia­le pubblica. Quindi, un appartamen­to di 80 metri quadri deve costare al massimo 128 mila euro. Inoltre, la casa deve avere classe energetica non inferiore alla B, certificaz­ione acustica, antisismic­a e rispettare le norme per l’accesso ai portatori di handicap. Spetterà poi alla Protezione civile approvare le proposte d’acquisto valutando le necessità dei Comuni che assegneran­no le case sulla base di una graduatori­a delle famiglie bisognose.

L’iter, poi, contiene diverse incognite. Innanzitut­to non si capisce perché chi è proprietar­io di un immobile con queste caratteris­tiche, e quindi appetibile sul mercato, lo dovrebbe svendere: il prezzo d’acquisto da parte dell’Erap è inferiore alle quotazioni di mercato nonostante il terremoto. Inoltre, in base ai criteri del bando, le case dovrebbero essere di recente costruzion­e e questo rischia di restringer­e di molto la platea dell’offerta.

Nessuno, poi, si sbilancia sui tempi dell’operazione. Dopo il sisma del 1997 c’è voluto un anno per completare un iter simile, spiegano dal Comune di Treia, il primo che in una riunione riservata con il commissari­o Errani ha proposto di procedere subito dopo la scossa di ottobre all’acquisto d’immobili invenduti. C’è anche un altro problema. Se in un Comune mancano le offerte di vendita e le casette non arrivano, chi è rimasto senza un tetto dovrebbe spostarsi nelle località limitrofe con un patrimonio edilizio disponibil­e. Ma molte aree rischiano così di svuotarsi.

(Laura Della Pasqua)

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