La carica dei seriali noir
Maurizio de Giovanni supera il milione di copie. Malvaldi e Manzini lo insidiano in classifica e in tv. Altri autori puntano al trono del romanzo giallo. Dai nuovi big fino agli emergenti, radiografia di un fenomeno letterario che non conosce crisi.
Succede che un paio di martedì sera fa lo storico editor di Einaudi Paolo Repetti esulta su Facebook perché
Maurizio de Giovanni in tutte le edizioni supera il milione di copie: «Pazzesco! Grande applauso», commenta. Pazzesco è la parola giusta: la generazione 2.0 dei seriali gialli e noir è un esercito dalla carica inarrestabile dove il milione di de Giovanni è in buona compagnia.
Se la battono con lui Marco Malvaldi, (che con i suoi vecchietti viaggia verso i due milioni) e Antonio Manzini, entrambi della scuderia Sellerio (la stessa di Camilleri, che ha superato da un pezzo i 20 milioni di copie). Grazie al suo detective Rocco Schiavone, anche Manzini ha puntato il milione di copie. I tre autori hanno in comune la «chiamata» del piccolo schermo: Maurizio de Giovanni è l’ultimo a essere arrivato in prima serata Rai1 con I bastardi di Pizzofalcone. La serie con Alessandro Gassmann e Carolina Crescentini ha sfiorato in tutte le puntate la stessa media, sette milioni di telespettatori, e nell’ultima con il 27 per cento di share ha battuto l’Isola dei famosi. Marco Giallini, il volto di Rocco Schiavone per Rai2, ha battuto con 3,5 milioni di ascolti la concorrenza di Solo, la fiction con Marco Bocci. Anche il Massimo Viviani de I delitti del BarLume tratti dai libri di Malvaldi, interpretato da Filippo Timi, ha portato bene a Sky Cinema Uno, tanto che si è riconfermato nel palinsesto fino ad arrivare ormai alla quarta stagione.
Quando i nuovi titoli arrivano in libreria, poi, non smen-
tiscono mai le aspettative: 7-7-2007 di Manzini è in classifica dalla sua uscita (2016) e ha già superato le centomila copie, lo stesso per i Sei casi al BarLume di Malvaldi. Il meccanismo sembra oliato a dovere, ma non basta sfornare in serie per diventare milionari. «Quando l’autore ci porta un manoscritto, nella maggior parte dei casi sa già che vorrebbe farne una serie» spiega Maria Paola Romeo, dell’agenzia letteraria Grandi&associati. «Costruisce un mondo che avrà sviluppo su più puntate, lascia un finale aperto e mette al centro un personaggio che potrebbe essere ripreso in futuro. Il mercato comincia a essere saturo però, per cui quello che colpisce gli editori, data per scontata la buona scrittura e il meccanismo giallo credibile, è il mix tra elementi rassicuranti e un protagonista originale, sfaccettato, unico. Quando c’è, l’editore può decidere anche da subito di opzionare un secondo titolo, che si cerca di far uscire entro un anno dal primo. La tv di solito arriva dopo e non è detto che ti cambi la vita con un grosso contratto: serve ad aumentare la visibilità, come è successo con de Giovanni, o a far partecipare l’autore alla sceneggiatura, che è poi quello su cui guadagna di più».
Ci si chiede a chi toccherà in sorte il milione la prossima volta, quali sono le serie che rendono e renderanno ancor meglio. Per Sellerio si punta su Alessandro Robecchi, fortunato autore di Torto marcio: ambientato in una Milano che vede il ritorno del terrorismo, viaggia già oltre le centomila copie a un mese dall’uscita.
Per Einaudi il nuovo cavallo seriale ha messo radici a Genova a firma dello psicoanalista Alessandro Defilippi, da poco arrivato in libreria con Donne col rossetto nero, il terzo caso del colonnello Anglesio. E Rizzoli spera nel seguito de La seconda vita di Annibale Canessa, il debutto nel noir del nome da classifica Roberto Perrone, protagonisti i mai sopiti conflitti degli anni di piombo e un tostissimo ex-carabiniere.