Panorama

AAA Cerco partner per Fca

I messaggi di Marchionne a General motors e Volkswagen sono caduti nel vuoto. Ma dopo l’operazione Psa-Opel il tempo stringe. E il suo successore potrebbe essere costretto a cedere un marchio importante.

- Di Giuseppe Berta - docente alla Bocconi, esperto di storia dell’industria italiana

ASergio Marchionne piacerebbe concludere i suoi quasi 15 anni alla testa di Fiat e poi di Fiat Chrysler (Fca) con un grande accordo, tale da imprimere un senso complessiv­o alla sua leadership. Due anni fa, nell’aprile 2015, aveva creduto di esserci vicino, quando aveva pensato a un’Opa su General motors che rendesse possibile una fusione dalla quale sarebbe nato il più grande gruppo automobili­stico mondiale. Non è andata così e Marchionne ha dovuto ripiegare, senza tuttavia abbandonar­e l’ipotesi di un’intesa con un altro produttore in grado di razionaliz­zare gli investimen­ti, come esige un settore sottoposto a un incessante processo innovativo.

La questione delle fusioni è stata rilanciata dall’acquisizio­ne di Opel da parte di Psa. Ciò è parso a Marchionne una conferma delle sue tesi a favore del consolidam­ento. Ma le sue avance sono state respinte sia da General motors che da Volkswagen. Entrambe le case hanno seccamente replicato che nessuna intesa con Fca rientra nei loro piani attuali.

Tanto Gm che Vw sanno di tenere il coltello dalla parte del manico per quanto riguarda i rapporti con Fca. È soltanto quest’ultima ad avere, al presente, il problema di trovare una partnershi­p. Per Fca sta diventando urgente porre rimedio a una situazione che rischia di diventare instabile, come segnalano il declino delle vendite sul mercato nordameric­ano, la contrazion­e del mercato brasiliano, l’incertezza delle prospettiv­e del mercato europeo. Vw e Gm possono permetters­i di attendere, Fca no.

Marchionne ha detto di non essere disposto a cedere marchi e componenti del gruppo, almeno fin tanto che ne avrà lui la responsabi­lità. Questo significa che un domani, quando non ci sarà più Marchionne sul ponte di comando, si potrebbero scorporare, tanto per fare un esempio, i marchi Maserati e Alfa Romeo, che troverebbe­ro facilmente un partner o un investitor­e, una volta confluiti in una società autonoma. Oppure che forti marchi di matrice americana come Jeep e Ram potrebbero convergere nella vasta gamma d’offerta di Gm. È evidente, tuttavia, che così si sancirebbe la fine di Fca come gruppo e che non di una fusione si tratterebb­e, ma della cessione di componenti del gruppo. Non è questa una prospettiv­a che possa piacere a Marchionne. Ma riesce difficile scartarla, dopo la fine della sua era. Certo, si possono tentare anche altre strade, ma i grandi produttori asiatici (Toyota, Hyundai-Kia) non hanno mai preso in consideraz­ione la possibilit­à di incorporar­e gruppi occidental­i e la Ford si è sempre fatta forte della propria autonomia. Non resterebbe che Renault-Nissan, ma i rapporti fra Marchionne e l’ad del gruppo Carlos Ghosn non sono mai stati piani.

Lo scenario della produzione automobili­stica attuale lascia quindi intraveder­e pochi spiragli. Ma non si può nemmeno escludere a priori l’eventualit­à che Marchionne, come già in passato, possa inventarsi una mossa a sorpresa.

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Sergio Marchionne in visita alla Maserati.
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