Panorama

‘A bellezza mmano a ‘e criature

Altro che fatti di camorra. Il divo Roberto sconfina a New York e si rifa il look. S’infila in testa un cappellino di lana e si lancia in un dialogo filosofico con la modella «curvy» Ashley Graham. Si può fare la mannequin pure con qualche chilo in più? I

- di Andrea Marcenaro

Subito, subito, che non c’è un minuto da perdere. Eh? Subito che? Per far cosa? Ma per salvare Roberto Saviano da la Repubblica, santo cielo. O viceversa, la Repubblica da Roberto Saviano. Una delle due. Ma è urgente. L’affare sta degenerand­o. Soffocando dal ridere noi, gli spettatori. Non so se avete visto l’ultima. Gli hanno chiesto, poi va a capire se ha chiesto lui a loro, di esibirsi in un dialogo sulla bellezza. Saviano. Un dialogo sulla bellezza. Manco affidare a Crozza un trattato su Hegel, o delegare la relazione mensile della Banca mondiale a quel tesoro di Belen.

Certo che l’uomo è di valore, non si discute. Non proprio un fenomeno nell’analisi, perché questo davvero non si può dire, ma non esiste losco pettegolez­zo, dalle parti di Scampia, che sia tuttora in grado di sfuggirgli. Né lontano tirapiedi di don Raffaele Cutolo, abiti quello a Portici, o in Venezuela, del quale Saviano non ricordi soprannome e malefatte. Un portento. Poi se talvolta copia, portento resta.

Allora fermati lì, no? Zappa i duecentomi­la ettari del tuo orticello, che già ce n’è d’avanzo. Non ti pare? Niente. Non gli pare. Né a lui, né a la Repubblica. Ma che ve lo diciamo a fare. Cammina e cammina, Saviano è arrivato dritto a Platone. Al «Dialogo sulla bellezza» del terzo millennio. Su D, la Repubblica settimanal­e delle donne, per le donne. Senza che i diti gli si intreccias­sero. Nota bene: mica ha dialogato con la cognata del don Fefè di Fuorigrott­a. Ciò che, sui generis, sarebbe stata un’idea. Macché, si è lanciato più in alto. Ha scelto Ashley Graham, abiti di Marina Rinaldi, styling di Michela Buratti, make up di Yumi Lee, acconciatu­ra Felix Fisher@ Factory Downtown (questo recita la didascalia delle foto scattate a New York). Berrettino di lana lui, lei modella un po’ in carne con mezza, ma vaga, tetta di fuori. Lui tira, alla fine di tutto ciò, le fila di un concetto destinato probabilme­nte ad avere fortuna: «Non dovrebbe essere bello ciò che è bello, dovrebbe esserlo ciò che piace».

È che il capitalism­o ci frega. Risulta alla lettura, quello savianeo, un percorso di domande laceranti ad Ashley. Bella per quanto appaia, sempre un po’ in carne lei è. E lui: «Ma cos’è la bellezza, questa dannata?». Ashley: «Più la indago, più vedo che l’Occidente impone l’infelicità». Lui, essendo un po’ in carne lei: «È una missione, la tua? O volevi fare la modella?». Lei, grande gnocca solo un po’ in carne: «Volevo solo fare la modella. Poi, essendo un po’ in carne, ha funzionato anche meglio ».

Lui: «In Europa le tue misure, anche nella categoria plus size, sono considerat­e eccessive, eppure secondo me corrispond­i all’idea di bellezza femminile propria della cultura italiana». Lei: «Negli ultimi due anni, in Europa sono diventata molto più popolare». Lui, arrapato forse, ma forse no: «Mi interessa perché sono un uomo. È vero che le donne stanno iniziando a misurare la bellezza degli uomini?». Lei, un po’ in carne: «Tutti giudicano tutti».

Poi così chiude, lui: «Mi osserva, occhi socchiusi, divertiti e tace: “Non osare dire che non sia così”. Non l’ha detto, non c’era bisogno di dirlo. Ringrazio Ashley per le ore trascorse insieme. Tempo prezioso». E pensieri, preziosi per noi. Cosa può fare la lotta alla camorra, eh?

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La copertina del settimanal­e D, la Repubblica del 25 marzo.

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