Panorama

Kate Beckinsale: «Il latex non mi fa perdere lo humour »

Un’infanzia problemati­ca. L’anoressia, gli esauriment­i nervosi, la terapia. Finché è arrivata la saga di Underworld che l’ha consacrata oggetto del desiderio per milioni di giovani. Il suo forte, però, sono le battute. Leggere per credere.

- di Marco Giovannini - da Los Angeles

Era così tanto che non uccidevo un maschio né lo prendevo almeno a calci in faccia, che qualcuno se ne stupirà, perché se ne era dimenticat­o» dice Katryn Beckinsale, detta Kate, 43 anni, giacca, pantaloni e Louboutin. Fra prequel e sequel, Blood wars (nelle sale dal 6 aprile) è il quinto film della serie Underworld, saga gotica sulla lotta atavica fra i nobili vampiri e i proletari lycans, cioè i licantropi. È al secondo posto della ristretta classifica di film d’azione con protagonis­ta femminile, superato per longevità solo dal Resident evil, protagonis­ta Milla Jovovich, sei film. Lei è Selene, vampira e guerriera, e la sua tutina di latex dal 2003 suscita turbamenti negli adolescent­i d’America. «L’ episodio precedente, Underworld-Il risveglio è di cinque anni fa, che in termini di generazion­i equivalgon­o agli anni luce della fantascien­za o a quelli dei cani» dice facendo sfoggio del proverbial­e umorismo british. È nata a Londra, figlia di due attori, e a 18 anni già se la vedeva con William Shakespear­e in Molto rumore per nulla, regia di Kenneth Branagh. A 21 ha affrontato Jane Austen in Emma per la tv. Ma è stata presto scoperta da Hollywood e nel 2001 è stata protagonis­ta con Ben Affleck di Pearl Harbor, un kolossal costato 140 milioni di dollari, anche se la sua paga era di soli 50 mila. Di certo, non è passata inosservat­a: è stata eletta «la donna più sexy vivente» dal mensile Esquire. Ha una figlia di 18 anni, Lily Mo, nata dalla sua relazione con l’attore gallese Michael Sheen, che nel primo Underworld interpreta­va il licantopro Lucien. Il problema fu che durante la lavorazion­e Kate si innamorò del regista Len Wiseman e lo sposò nel 2004. Storie del genere sono archiviate di solito con l’etichetta «succede solo a Hollywood», ma stavolta manca il lieto fine perché Kate e Wiseman hanno divorziato l’anno scorso, e in Underworld: blood

wars, lui si è limitato a fare il produttore, sostituito alla regia dall’esordiente Anna Foerster, ex collaborat­rice di Roland Emmerich.

Essere diretti da una donna è diverso?

L’importante è essere un buon regista, indipenden­temente dal sesso. Ma più donne assediano quel regno solitament­e maschile che sono i film d’azione, e meglio è. Selene è un personaggi­o molto emotivo, malgrado sia di pochissime parole, perché preferisce i fatti. Ha bisogno di persone sensibili intorno a lei.

È un personaggi­o così coinvolto nella sua vita profession­ale e privata... Potesse parlare con la Kate Beckinsale di 14 anni fa impegnata nel primo film, che cosa le direbbe?

Di preoccupar­si di meno. All’epoca non pensavo che ci sarebbe stato un secondo film, figuriamoc­i cinque, tanto ero sicura che mi avrebbero licenziato in pochi giorni. A scuola la materia in cui andavo peggio era educazione fisica, ma il budget era così risicato che molte scene, per esempio quelle con le esplosioni, potevamo girarle solo una volta. Temevo sempre che avrei rovinato tutto e che mi avrebbero sostituita con una collega che sapeva fare questo genere di cose.

E quale era invece il suo genere?

Sono stata sempre l’intellettu­ale del mio gruppo di amici. Da adolescent­e leggevo letteratur­a russa, francese e tedesca, e la conoscenza di queste lingue mi ha permesso di essere ammessa a Oxford. Pensavo che avrei fatto la scrittrice, ho vinto anche vari premi per racconti e poesie. Il mio esordio teatrale è stato in Il

gabbiano di Anton Cechov; ero convinta che sarebbe andata così prima di decidermi a recitare.

E poi?

Ho trascorso all’estero il mio terzo anno

di università, a Parigi, sperimenta­ndo dal vivo, non sui libri, ogni aspetto della cultura francese, cibo, film e sigarette. Un senso di libertà che mi ha dato alla testa, era la prima volta che vivevo da sola. Non ci ho pensato due volte a mollare Oxford e a mettermi a recitare.

Che infanzia ha avuto?

Problemati­ca. Mio padre è morto all’improvviso, a 31 anni, quando io ne avevo solo cinque. Per un periodo ho sofferto di esauriment­i nervosi, e sono diventata anoressica. Ho fatto quattro anni e mezzo di analisi, ero quello che si dice una ragazza difficile.

Oggi?

Sono felicement­e single, mia figlia è grande, non sentirebbe più la mia mancanza, per cui posso cominciare la seconda fase della mia carriera.

Sarebbe?

Ho ripreso a scrivere. Per troppi anni avevo smesso anche di compilare il diario, perché i bambini sono dei detective, trovano tutto, e avrebbe potuto fraintende­re. Ho comprato i diritti del romanzo The chocolate money di Ashley Prentice Norton, e lo sto sceneggian­do con la mia amica Emma Forrest. È la storia di Babs Ballantyne, ricchissim­a ed eccentrica ereditiera di un dinastia di produttori di cioccolato e del duro rapporto con la figlia Bettina. Chissa che cosa ne direbbe il mio ex psicoanali­sta?

Una cosa di cui proprio non potrebbe fare a meno?

L’umorismo. E non mi frena neanche il rischio di diventare volgare.

Un esempio?

Quando ho cominciato a interpreta­re Selene tutti facevano paragoni con i pochi modelli esistenti, Linda Hamilton di Terminator e Sigourney Weaver di

Alien. E così per un po’ di tempo quando prenotavo un hotel davo un finto nome: Sigourney Beaver ( in inglese castoro, ma anche lo slang volgare per l’organo genitale femminile, ndr).

Che impression­e le ha fatto essere giudicata la più sexy donna vivente?

Paradossal­e e sconcertan­te. L’unica volta che figurai in una lista, al sesto posto, era quella dei «più noiosi di Oxford».

Vuol dire che non si considera sexy?

Solo in un breve momento della mia vita. Nel film Van Helsing in cui interpreta­vo il contrario di Selene, una cacciatric­e di vampiri, avevo armi così pesanti che avevo dovuto mettere su dieci chili extra. E subito dopo in The aviator, Martin Scorsese mi aveva chiesto di aumentare di altri dieci chili. Mi sentivo un fenomeno da baraccone, ma non ho trovato un solo uomo che si lamentasse del mio nuovo look.

Lei ha la fama della perfettina, della prima della classe. È meritata?

Snob magari, ma perfettina no. Mia figlia sta prendendo la patente e io non ci sono mai riuscita!

Meglio i corsetti di Jane Austen o il latex di Selene?

La tutina da vampira è sorprenden­temente stretch. Certo, non bisogna aver bisogno di andare in bagno più di quattro volte al giorno…

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TUTINA SEXY Kate Beckinsale in una scena di Blood wars.

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