Intanto François Fillon resiste
Gli scandali familiari ne hanno compromesso l’immagine. Nonostante ciò, partendo da uno zoccolo duro di elettori, il candidato repubblicano prova a interpretare la richiesta della Francia per una nuova destra. Fatta di valori tradizionali e misure economi
Si sa, uno può sempre vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. E così, guardando oggi a François Fillon, si può gridare al disastro, visto che il candidato della destra «classica» francese (i Repubblicani, eredi della tradizione neogollista) aveva la vittoria in pugno, nel novembre scorso, dopo averla spuntata a sorpresa alle primarie. E ora, dopo la nota pletora di scandali, è distanziato, nei sondaggi per il primo turno, dal duetto in testa: Marine Le Pen ed Emmanuel Macron.
Fillon, che si presentava come la probità in persona, espressione della Francia profonda (e molto cattolica), si ritrova clamorosamente sbugiardato, con l’accusa di aver fatto lavorare in maniera fittizia la moglie e i due figli come assistenti parla- mentari, di essersi fatto pagare due abiti da un faccendiere franco-libanese nato in Senegal (12 mila euro, in una boutique di lusso a Parigi) e di essere stato retribuito da alcuni imprenditori per averli introdotti al suo amico Vladimir Putin. Ecco, con tutto questo putiferio, normalmente un candidato non esisterebbe più. E invece (qui arriva il bicchiere mezzo pieno) il nostro resta in lizza. E oscilla intorno al 18 per cento, a meno di dieci punti percentuali dal tandem Le Pen-Macron. Sfavorito, ma non ancora sconfitto, come ha dimostrato nei dibattiti televisivi. Ma com’è possibile ?
È sera a Courbevoie, una di quelle periferie dal colore bianco
e piccoloborghesi della capitale francese. Fillon parla in una sala ampia, piena di sostenitori. Lancia i suoi strali contro Macron e partono i fischi. Diventano ancora più sonori appena accenna alla Le Pen. Sì, all’apparenza resiste ancora nell’elettorato francese uno zoccolo duro che non vuole essere di centro, ma solo di destra e di sicuro non estrema. «Macron si serve a destra e a sinistra, ma non è riuscito a comporre un progetto coerente» osserva Jean Spiri, 35 anni, assessore a Courbevoie. «L’estrema destra ? È cambiata un po’ per l’economia. Ma resta quella di sempre: xenofoba e anti-repubblicana».
È stato Spiri a organizzare l’incontro con Fillon. E si presenterà nelle liste dei Repubblicani alle elezioni politiche, che si terranno a metà giugno (l’11 il primo turno, il 18 il ballottaggio), un mese dopo le presidenziali. E dove, anche se Macron o la Le Pen saranno eletti, la formazione di destra ha buone possibilità ancora oggi di ottenere la maggioranza in Parlamento. Spiri assicura: «Su certe idee non sono d’accordo. Io, a differenza di Fillon, sono favorevole al matrimonio gay. Ma per l’80 per cento del programma mi ci ritrovo totalmente: corrisponde alle attese di rinnovamento che ci sono oggi in Francia. E lui va dritto senza mezze misure, soprattutto dal punto di vista economico». Il che significa: togliere il regime lavorativo di appena 35 ore settimanali (saranno le imprese a negoziare), ridurre di 500 mila dipendenti la funzione pubblica e portare da 62 a 65 anni l’età pensionabile. Spiri è imbarazzato dagli scandali, «ma non si poteva cambiare candidato, perché era l’unico a proporre un cambiamento di modello così radicale e necessario, senza ambiguità. Ed è questo che deve essere oggi la destra in Francia».
La mattina dopo l’incontro di Courbevoie, a Levallois-Perret, ancora una periferia «bene», Christophe Billan parla in un grattacielo di vetro, dove lavora come manager. È il presidente di Sens Commun, movimento politico nato nel 2013 assieme alla Manif pour tous, un insieme di associazioni cattoliche tradizionaliste che scese in piazza contro la legge sul matrimonio gay e l’adozione da parte delle coppie omosessuali. Billan invoca «la presunzione d’innocenza» riguardo agli scandali che hanno colpito Fillon. Il suo programma, aggiunge, è «chiaro, preciso. Ed è l’espressione di quello che deve rappresentare la nuova destra: conservatrice nei valori, come la valorizzazione della famiglia e delle nostre radici cristiane. Ma riformatrice e liberale quando quei valori si applicano nel mondo attuale».
Gli oltre 10 mila aderenti a Sens Commun, di un militantismo sfrenato, sono molto utili oggi a Fillon per organizzare meeting e sostenerlo sui social network. «Io ho 50 anni e sono vecchio rispetto a loro» aggiunge Billan, «gli altri in media ne hanno 30». Per lui, «Macron non è di destra, né di sinistra, ma solo una palude. Un inno al mondo globalizzato: senza regole, né ideali». Se ci saranno lui e la Le Pen al ballottaggio, il cattolico tradizionalista mette le mani avanti: «Voterò scheda bianca». Il suo sogno ? «In Francia la destra deve liberarsi di coloro che ne fanno solo una forma di governance, la scelgono soltanto per l’efficienza di certe misure. Quel liberalismo libertario non serve a nulla. La nuova destra dev’essere più umana». Al momento, però, Penelopegate e compagnia non aiutano a rinverdire i miti della Francia di Giovanna d’Arco (riferimento chiave di Sens commun). Anche la destra sta sperando in tempi migliori.