Panorama

Gli strani salvataggi delle Ong

- di Carmelo Abbate, Annamaria Angelone, Fausto Biloslavo e Oscar Puntel - foto di Mathieu Willcocks/Moas

Le navi delle organizzaz­ioni umanitarie soccorrono ormai i migranti a poche miglia dalle coste libiche. Questo sta di fatto agevolando i trafficant­i di uomini e i flussi di disperati diretti in Italia. La magistratu­ra vuole vederci chiaro. Sta indagando su una giungla di sigle, su chi ci sta dietro, e sulle «regole di ingaggio».

sul ruolo delle Organizzaz­ioni non governativ­e (Ong) che soccorrono i migranti a ridosso delle coste libiche e li scaricano in Italia si sono accesi i fari di diverse procure. E non è vero che siamo ancora fermi nel campo delle indagini conoscitiv­e. Secondo quanto risulta a Panorama, sulle Ong e sull’operato in molti casi ritenuto anomalo delle loro navi, c’è un’inchiesta penale condotta da diversi uffici giudiziari della Sicilia. Ci sono fascicoli aperti con l’affidament­o da parte dei pubblici ministeri di deleghe di indagine alla polizia giudiziari­a, che nel riserbo più assoluto stanno anche cercando di capire se e chi finanzia davvero queste missioni umanitarie.

I magistrati vogliono far luce anche sul complicato sistema di scatole cinesi che porta molte delle navi impegnate nei soccorsi ad avere sedi nei Paesi off-shore. Questo lavoro investigat­ivo dovrebbe servire a ricostruir­e la strada dei finanziame­nti e ad accertare eventuali intrecci illeciti.

Proprio in questi giorni si deve decidere quale procura verrà chiamata a coordinare le diverse inchieste. Che la materia sia spinosa lo dimostrano il riserbo degli investigat­ori e alcune indiscrezi­oni su accertamen­ti che riguardano anche gli enti preposti alla gestione dell’emergenza.

Le ipotesi di reato su cui si sta lavorando vanno dal favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a all’associazio­ne per delinquere. Alcuni aspetti intanto sono certi, come ha spiegato il procurator­e capo di Catania, Carmelo Zuccaro, nel corso della sua audizione al Comitato Schengen di palazzo San Macuto a Roma.

Le navi delle Ong vanno a raccoglier­e i migranti fin dentro le acque territoria­li libiche. Sono diminuite in maniera vertiginos­a le chiamate di aiuto con telefono satellitar­e che partivano dai barconi all’indirizzo del comando generale delle Capitaneri­e di porto. Fattore che lascia pensare che gli scafisti conoscano le rotte da seguire per incrociare le imbarcazio­ni umanitarie, oppure che le stesse navi delle Ong siano dotate di un sistema di controllo del mare in grado di intercetta­re i natanti.

Fatto sta che il 2016, con 181.436 arrivi, ha fatto segnare

il record storico di migranti approdati sulle nostre coste. Con un picco di 27.384 sbarchi nel mese di ottobre, tre volte superiori rispetto allo stesso periodo del 2015. Approdo principale, i porti siciliani: Augusta in testa, poi Pozzallo, Catania, Messina e Palermo. I migranti recuperati dalle navi delle Ong sono stati 46.796, circa il 25 per cento del totale, che secondo quanto riferito da Zuccaro si sono concentrat­i soprattutt­o nei mesi di settembre e ottobre, quando la flotta non governativ­a è cresciuta fino a raggiunger­e 13 unità navali. Il procurator­e di Catania riferisce che nei primi mesi del 2017 questa percentual­e sarebbe già salita al 50 per cento.

Lasciamo perdere per un attimo la capacità di accoglienz­a da parte dell’Italia e rimaniamo sui salvataggi di vite umane. La domanda è semplice: il soccorso vicino alle coste libiche ha portato a una diminuizio­ne del numero dei morti durante le traversate? No, tutt’altro. Secondo i dati ufficiali dell’Unhcr, il 2016 si è concluso con il peggior bilancio di sempre: oltre 5 mila decessi e dispersi, più 23 per cento rispetto al 2015. E nei primi due mesi del 2017 siamo già a 485 morti tra uomini, donne e bambini, contro i 425 dell’anno scorso.

Nessuna efficacia dunque, da un punto di vista umanitario. Ma l’impegno delle Ong non produce effetti neppure nel provare a sottrarre i disperati dalle grinfie dei trafficant­i di esseri umani. Anzi, le indagini delle procure siciliane hanno registrato quello che Zuccaro chiama un «azzerament­o» dell’attività di contrasto dei criminali. Anche perché, essendo diventato il tragitto molto più breve, i trafficant­i non mettono più un loro uomo a guidare i barconi. E infatti è calato il numero di criminali arrestati. Significat­ivo

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L’equipaggio della nave Moas distribuis­ce giubbotti salvagente durante la fase di recupero di un barcone.

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