IL VICINO ISRAELIANO
Risale la tensione tra il Libano e Tel Aviv.
Il governo israeliano sembra voler correre ai ripari, di fronte alle nuove tensioni sullo scenario mediorientale. A cominciare dal Libano, con cui Israele è ancora tecnicamente in stato di guerra. Beirut negli ultimi mesi si è mossa alla ricerca di investitori per realizzare dei mandati esplorativi di petrolio e gas in una zona del Mediterraneo contesa tra i due Stati e ricca di risorse naturali. Tel Aviv ha risposto con una proposta di legge presentata alla Knesset, il parlamento israeliano, che decreta l’annessione di 860 chilometri quadrati di quell’area marittima dove, nonostante i colloqui svolti con la mediazione dell’Onu e degli Stati Uniti, non si sono mai stabiliti confini certi. La diatriba, che sta preoccupando le diplomazie internazionali, non accenna a finire e potrà avere nuovi risvolti nei prossimi mesi, anche a causa del conflitto siriano che complica ulteriormente il quadro. Hezbollah, il movimento libanese supportato dall’acerrimo nemico di Israele, l’Iran, è un fedele alleato del presidente siriano Bashar al Assad ed è presente in Siria con diverse migliaia di combattenti. Ma a preoccupare Israele c’è pure il rinnovato scontro con Hamas. Il movimento di resistenza palestinese, che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza, ha chiuso un passaggio chiave tra Gaza e Israele, il valico per Erez, dopo aver accusato lo Stato ebraico dell’assassinio di uno dei suoi funzionari, Mazan Fukha. Per i media israeliani, Fukha era stato il responsabile dell’ala militare di Hamas, le Brigate Izz ad-Din al-Qassam, in Cisgiordania. Israele l’aveva arrestato e condannato per gli attacchi suicidi che avevano ucciso centinaia di israeliani durante la seconda Intifada, tra il 2000 e il 2005. Nel 2011 Fukha era stato rilasciato, insieme a oltre mille altri palestinesi, in cambio di Gilad Shalit, soldato israeliano rapito nel 2006. Ma il 24 marzo scorso è stato colpito a morte vicino alla sua casa di Tel el-Hawa. Così la tensione continua a salire.