Panorama

Il nemico progresso

- di Lorenzo Pavolini

IL FATTO In Puglia non si ferma la lotta dei residenti contro il progetto del gasdotto Tap, che dovrà portare gas naturale dall’Azerbaijan fino alle coste di Melendugno, nel Salento. L’operazione, che ha ricevuto tutti i via libera, compresi quelli di natura ambientale, prevede lo spostament­o temporaneo di alcune centinaia di ulivi, che verranno riposizion­ati al termine degli scavi per interrare la pipeline. Lorenzo Pavolini interpreta così lo stato d’animo di chi abita su quel tratto di costa.

Tutta la vita aveva sognato di restare solo in quella casa. Le sue mani si erano occupate di governare muri, piante, acqua, luce, bestie, terra, rovi, e la sua testa, per decenni, aveva riflettuto sulla posizione di ogni sasso, scoperto come riparare ciò che invecchiav­a fino a rompersi, assecondat­o la curva di un tralcio. Nessun posto gli somigliava tanto. Lo pensava ogni volta, sedendo felice in veranda, rivolto a levante, dove si intuiva laggiù in fondo, tra lo sfumare azzurrino degli ulivi, l’Adriatico, che per lui aveva sempre significat­o il futuro e la speranza. Ma ecco, proprio da quel mare sbarcava la cosa mostruosa che chiamavano gasdotto. Una ferita nei campi, alberi da spostare. Le sue mani e la sua testa non sapevano come opporsi. Se aveva scelto di non appartener­e a nessuna tribù, ora non aveva nessuna tribù da scagliare contro la cosa mostruosa.

Nessuna famiglia, nessun dio. Quindi girò la casa dalla parte opposta. Murò le finestre a levante, costruì una veranda a ponente che guardava il tramonto, e vi sedette ogni sera con inestingui­bile senso di tradimento e rabbia. Lo spettacolo delle colline a perdita d’occhio, solcate da un paio di strade dove passavano rarissimi mezzi inseguiti dalla polvere, e ancora gli ulivi e la terra rossa, l’assenza di abitazioni…

A dire il vero una piccola casa, proprio al limite dell’orizzonte si scorge. Saranno dieci chilometri, ma nelle sere chiare vede accendersi una luce. E immagina qualcuno seduto nella veranda che guarda ancora verso levante, quindi verso di lui, e il gasdotto alle sue spalle. Doveva conoscere chi abitava quella lucina lontana. Si sarebbe messo in cammino il giorno seguente. Avrebbe trovato in quella casa, simile in tutto alla sua casa di allora, una donna seduta in veranda, che aspettava con trepidazio­ne quel gasdotto come una gioia da condivider­e con il mondo, energia ragionevol­e, tecnologia in cammino, senso della collettivi­tà. E non avrebbe capito più nulla. Avrebbe guardato negli occhi della donna riconoscen­do in lei la compagna perfetta per organizzar­e una lotta, anche se non sapeva ancora quale...

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