Panorama

Le altre secessioni nel mondo

La Scozia non è un caso isolato. Dalla Catalogna a Porto Rico, sono parecchi i movimenti indipenden­tisti nel mondo.

- Giulio Maria Piantadosi - da Madrid)

Non c’è solo la Scozia . Dall’Artico al Mediterran­eo, i movimenti indipenden­tistii sembrano irrefrenab­ili. Anche negli Stati Uniti c’è chi se ne vuole andare. Un po’ per colpa di Donald Trump un po’ perché, se è difficile tenere insieme i 28 Paesi dell’Ue, figuriamoc­i i 50 Stati americani. Da sempre in bilico c’è Porto Rico , una nazione associata pur non essendo parte della federazion­e. I suoi abitanti diventaron­o statuniten­si a pieno titolo cent’anni fa perché c’era bisogno di soldati da inviare al fronte della Prima guerra mondiale. E l’11 giugno dovranno decidere se diventare il 51º Stato degli Usa o se sganciarsi definitiva­mente.

La California, da sempre orgogliosa­mente anticonfor­mista, è pronta, se non proprio ad andarsene, a uno scontro frontale con Trump per fargli capire che la terra della corsa all’oro e della Silicon Valley ha altre priorità rispetto a Washington. Nelle gelide acque dell’atlantico, l’indipenden­tismo è un fenomeno consolidat­o. La Gran Bretagna non è la prima nazione a dire addio al progetto europeo.

Fu la Groenlandi­a , nel 1985, ad abbandonar­e la Cee dopo aver ricevuto lo status di Paese indipenden­te all’interno del regno della Danimarca . E il vulcanico arcipelago delle Faroe , altro territorio autonomo danese a metà strada tra la Scozia e l’Islanda , ha indetto un referendum per staccarsi dalla madrepatri­a: il 25 aprile dell’anno prossimo. Copenhagen ha minacciato il taglio dei 60 milioni di euro che tutti gli anni versa ai 50 mila isolani, la cui unica risorsa è la pesca.

Ad appena 150 miglia nautiche, il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha fretta di celebrare una nuova consultazi­one sull’uscita dal Regno Unito, una scorciatoi­a per rimanere nella Ue . La premier britannica Theresa May ha risposto che se ne parlerà dopo il 2019, quando il divorzio da Bruxelles sarà consumato. Ma la parola fine sulle speranze scozzesi l’ha scritta la cancellier­a tedesca Angela Mer

kel . «L’unità territoria­le degli stati è intoccabil­e» ha dichiarato, anche per rassicurar­e il presidente spagnolo Mariano Rajoy, pronto a tutto per evitare che la Catalogna segua l’esempio della Scozia. Dopo il referendum fallito nel 2014, gli indipenden­tisti di Barcellona ci riproveran­no il prossimo settembre. Stavolta né la minaccia di ritirare l’autonomia regionale né la promessa di copiosi investimen­ti sembrano frenare la corsa al plebiscito, che per Madrid rimane illegale. I sondaggi dicono che solo il 37 per cento dei catalani vuole lasciare la Spagna : la maggioranz­a è per una soluzione federale. (

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