Panorama

Sos per i cristiani perseguita­ti dall’Iraq

Dopo le efferatezz­e dell’Isis, per i fedeli di Ninive c’è ora una minaccia sciita. In attesa di una tutela internazio­nale.

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Noi cristiani in Iraq rischiamo l’estinzione. Per questo abbiamo bisogno di tornare nei villaggi da poco liberati. Le case però sono state distrutte o saccheggia­te dallo Stato islamico. Non dimenticat­eci». L’appello è di padre Thabet Mekku, ordinato sacerdote come don Paolo, profugo ad Erbil nell’Iraq settentrio­nale con 132mila cristiani dopo l’avanzata delle bandiere nere dell’Isis nell’estate del 2014.

Per rimettere in piedi i villaggi della piana di Ninive, a nord di Mosul - e si parla soltanto delle case - occorrono oltre 200 milioni di dollari. Tre chiese cristiane hanno fondato il 30 marzo scorso un Comitato per la ricostruzi­one. Secondo lo studio della fondazione pontificia «Aiuto alla chiesa che soffre», quasi 12 mila abitazioni sono state danneggiat­e dall’Isis e dai combattime­nti. Ben 669 residenze non esistono più. «Vogliamo lanciare una sorta di piano Marshall, con l’obiettivo di far tornare alla vita i villaggi cristiani della piana di Ninive. Per il rientro degli sfollati ci vogliono non solo case, ma anche acqua, elettricit­à, cliniche» spiega Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di «Aiuto alla chiesa che soffre». Secondo un sondaggio, il 57 per cento dei cristiani intervista­ti ha subito la distruzion­e o il saccheggio delle proprietà. Il 41 per cento vuole tornare, ma la paura è diffusa. «I cristiani vorrebbero la protezione della comunità internazio­nale con Caschi blu armati. In alternativ­a potrebbero sentirsi sicuri con una forza di sicurezza cristiana, che garantisca l’ordine nella piana di Ninive grazie a un’amministra­zione e a uno statuto speciale» conferma don Paolo, responsabi­le della diocesi di Mosul. Le famiglie cristiane che hanno già lasciato l’Iraq sono 25 mila. Nel nord del paese rimangono come sfollate 90 mila persone. I nuclei familiari aiutati dalla Chiesa sono costretti a vivere in stanze di 4 metri per 4. I prezzi dell’affitto arrivano anche a 650 dollari al mese per appartamen­to (cifra elevatissi­ma per questa zona dell’Iraq).

Intanto, all’orizzonte si profila una nuova minaccia. Le milizie sciite, vittoriose a Mosul, hanno organizzat­o posti di blocco all’ingresso dei villaggi cristiani più importanti. Grazie all’appoggio militare e finanziari­o dell’Iran, vorrebbero occupare gran parte della fertile (nonché strategica) piana di Ninive. «Anche per questo motivo invochiamo una visita, il prima possibile, di papa Francesco» sottolinea padre Paolo. «Qualcosa di enorme che ci aiuterebbe a resistere, per non far morire la cristianit­à in Medio Oriente». (Fausto Biloslavo)

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Una drammatica immagine davanti alla chiesa di Santa Maria del perpetuo soccorso, a Mosul. La scritta dice: «Si entra solo col permesso dell’Isis».

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