Panorama

La mia geografia emotiva

Esce un libro del grande fotografo Ferdinando Scianna dedicato ai luoghi, tra tempo e memoria.

- (Mauro Querci)

A73 anni Ferdinando Scianna ha fotografat­o tutto. Ritratti ai grandi del ’900: Sciascia, Baryshniko­v o Sartre. Storie straordina­rie: le feste di Sicilia in cui sacro e arcano s’impastano, oppure la vita dei minatori boliviani. Anche la moda: il cortorcirc­uito della bellissima modella Marpessa accanto alle donne nerovestit­e di Bagheria. Nel suo grande studio dentro la Chinatown di Milano, però, c’è un’intera parete piena di contenitor­i con «provini a contatto»: in 50 anni di mestiere, un milione di scatti. «Sono la cornice a quelli “buoni” poi stampati e il 99 per cento fanno schifo, inseguiti con l’ansia di mancare qualcosa» dice l’autore. Riguardand­o quelle immagini, è nato così un altro libro, Istanti di luoghi (Contrasto). Foto dalla Sicilia a New York, dal Sudamerica alla Val Padana: «E volutament­e senza una riga di testo, a differenza di molti volumi precedenti. Con che criterio ha scelto questi luoghi? Non sono capace di fotografar­e in maniera epica come il mio amico Salgado. Ecco perché magari nel libro appare quest’immagine con la carcassa di un’auto abbandonat­a sotto il Manhattan Bridge, a New York. Ero lì e c’era un po’ nebbia. L’architettu­ra imponente del ponte e quel segno accartocci­ato di distruzion­e. Ho scattato perché era il luogo stesso che lo esigeva. C’è anche molta Sicilia nel libro? Cerchi di fuggire dal posto terribile dove sei nato a gambe levate - io a 26 anni. Poi tutta la vita alimenti il rimpianto, pure facendo foto. Si prenda l’immagine del deserto di sale che ho fatto sulle Ande. A parte la bellezza, perché mi ha colpito quella superficie a esagoni che si perde all’orizzonte? Be’, sono i ricami all’uncinetto di mia madre che m’ipnotizzav­ano da bambino. Quella cassapanca, che è la memoria, da cui tiri fuori le cose è sempre la stessa... Con i miliardi di immagini degli smartphone ha ancora senso parlare di foto d’autore? All’inizio ero snob: mi pareva tutta spazzatura. Però giudicavo con strumenti dello scorso millennio. Quindi mi è venuta la curiosità per questo potenziale, infinito racconto di vite personali che sono le foto sui social. Guardando meglio, tutte le immagini si somigliano, si mettono i «mi piace» su quelle che si ispirano a un canone vecchio. Non c’è ancora un’estetica originale. Chissà tra 5-10 anni... Lei viene identifica­to con la fotografia in bianco e nero. Ho scattato moltissimo anche a colori, ma ho iniziato il mestiere in bianco e nero. Anche qui c’è un problema di origini: il sole forte del sud mi ha sempre spinto verso la parte oscura. In una foto io parto dall’ombra. È la tecnica che diventa espression­e psicologic­a. Ha realizzato tantissimi ritratti. Chi vorrebbe immortalar­e? Mi avvicino all’argomento con una certa scaramanzi­a. Stavo per fotografar­e quel genio di Georges Simenon e il poeta e Nobel Iosif Brodskij, che sono entrambi scomparsi poco prima che li incontrass­i... Va da sé che mi piacerebbe un ritratto a Papa Bergoglio, perché è il personaggi­o nuovo di quest’epoca. Ma probabilme­nte non aggiungere­i nulla alle sue immagini che già esistono. Lei ha fotografat­o anche la moda. In realtà non l’ho mai capita molto. Sono stato fortunato quando Domenico Dolce mi ha voluto per un catalogo, negli anni 80. Rompevo uno schema: il reporter che scatta foto di vestiti. Con Marpessa poi era facile. Mi divertivo a «metterla in scena» a Bagheria,

cosa che il mio maestro Cartier-Bresson non avrebbe mai approvato. Comunque, anche allora, ha deciso il dio del caso: anni dopo ho scoperto che le immagini per cui mi avevano scelto Dolce e Gabbana non erano mie! L’ultima foto buona che ha scattato? L’anno scorso.E ho pure avuto prova di una certa resistenza alla senilità, visto che la mia fotografia si è sempre basata su una reazione nervosa. Ero a Palazzolo Acreide, in Sicilia. Esce la statua della Madonna dalla cattedrale, in un’esplosione di fuochi artificial­i, cascate di stelle filanti, happening estetico e isteria fideistica. Lì è arduo fare uno scatto buono, visto che tutto è interessan­te. Ecco, credo di non aver perso la mano ed esserci riuscito. Dia una definizion­e di se stesso. Direi un curioso vorace. Credo che un fotografo non possa essere altrimenti. A cosa sta lavorando? A un libro dal titolo Di bestie e di animali. Èa quattro mani con il poeta Franco Marcoaldi. Lui i testi, io le immagini. A cominciare dal cane che si morde la coda, scattato a 14 anni. Cos’ha imparato nella fotografia? Il fotografo con l’obiettivo dev’essere vicino alla vita. E il suo vincolo tecnico diventa possibilit­à emotiva. C’è lo spettacolo terribile dei braccianti che aspettano di venir scelti dal caporale sulla piazza del paese, negli anni 50. Così come la bambina nell’orfanotrof­io vietnamita che gioca da sola con dei legnetti: costruisce i suoi mondi in aria e sorride. Pur nella sua situazione, esprime una condizione semplice e perfetta: è felice.

 ??  ?? Sopra, Puglia (2008). Un’immagine in esclusiva per Panorama dal nuovo libro di Ferdinando Scianna, Istanti di luoghi.
Sopra, Puglia (2008). Un’immagine in esclusiva per Panorama dal nuovo libro di Ferdinando Scianna, Istanti di luoghi.
 ??  ?? Il nuovo libro di Ferdinando Scianna Istanti di luoghi (Contrasto, pp. 174, 45 euro) raccoglie 90 immagini. Dal 21 aprile, nella mostra omonima, verranno esposte alla galleria Forma Meravigli di Milano.
Il nuovo libro di Ferdinando Scianna Istanti di luoghi (Contrasto, pp. 174, 45 euro) raccoglie 90 immagini. Dal 21 aprile, nella mostra omonima, verranno esposte alla galleria Forma Meravigli di Milano.
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 ??  ?? Ferdinando Scianna è nato a Bagheria, Palermo, nel 1943. Le sue foto sono diventate anche una cinquantin­a di libri.
Ferdinando Scianna è nato a Bagheria, Palermo, nel 1943. Le sue foto sono diventate anche una cinquantin­a di libri.

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