AAA 55 mila verifiche cercansi
Tanti sono i sopralluoghi che devono ancora essere realizzati sugli edifici colpiti dal sisma del Centro Italia. E il termine fissato dalla Protezione civile a fine aprile rischia di saltare.
Le verifiche di agibilità sugli edifici privati coordinate dalla Dicomac e dalle Regioni, salvo imprevisti, dovrebbero concludersi in circa due mesi». Era il 22 febbraio scorso quando la Protezione civile contestava l’inchiesta di Panorama sull’esiguo numero di sopralluoghi post terremoto ( vedere
la nota in alto a pagina 75) che costringeva tanti sfollati a restare fuori casa. E ora che alla scadenza indicata dalla Protezione mancano solo 15 giorni, sono proprio i sindaci a denunciare che per completare le verifiche ci vorranno ben più di due mesi promessi.
Peraltro l’ente guidato da Fabrizio Curcio fa sapere che attualmente mancano circa 55 mila sopralluoghi, dato che su 206 mila richieste ne sono stati effettuati circa 150 mila. Non si tratta di una cifra alta, ma il lavoro che i Comuni e le squadre incaricate di indicare lo stato di salute degli edifici devono fare è enorme sia per la mancanza di personale sia per le complessità burocratiche.
Eppure le verifiche sono il primo mattone della ricostruzione. Finché non c’è un quadro certo dell’entità dei danni, di quanti e quali sono gli edifici inutilizzabili e di quelli che richiedono solo interventi leggeri, non si può dire conclusa l’emergenza e la ricostruzione non può partire. «Noi prima di luglio non c’è la faremo: gli uffici tecnici sono sommersi di pratiche e procedono a rilento» dice a Panorama il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi. «Su 5 mila sopralluoghi ne abbiamo effettuati 3 mila, ma per i restanti ci vorranno ancora dei mesi. Gli sfollati ancora alloggiati negli alberghi sono 4 mila, ma solo da poco abbiamo ottenuto dalla Protezione civile più squadre per i rilievi e non bastano. Inoltre, c’è ancora tanto lavoro da fare, ma la legge ci impedisce
di assumere». Finché non diventa operativo il decreto Gentiloni, infatti, i Comuni con più di 30 mila abitanti non possono impiegare personale aggiuntivo.
Ad Ascoli la situazione non è migliore. Su circa 7 mila richieste sono stati effettuati 1.500 sopralluoghi. «La Protezione civile dice che saranno ultimati entro aprile? Per noi sarà difficile rispettare anche la data del 31 luglio quando scadrà il termine per presentare le domande d’accesso ai contributi pubblici da parte di chi ha avuto la casa lesionata» afferma il sindaco Guido Castelli. «Senza la scheda che certifica il danno, niente soldi. Io ho già chiesto che questa scadenza sia spostata». Un ritardo legato anche al fatto che «il Comune ha dovuto aspettare da fine ottobre al 6 dicembre prima di avere dalla Protezione una squadra di tecnici per i rilievi». Poi Castelli descrive la complessa procedura: le domande per le verifiche vanno caricate su una piattaforma informatica predisposta dalla Protezione civile, ma prima il Comune deve raccogliere le informazioni catastali degli immobili. Se l’abitazione è inutilizzabile in sindaco emette un’ordinanza di sgombero. Poi si procede con la notifica al proprietario. «Ma spesso le schede compilate dai tecnici sono incomplete o poco chiare e allora vanno riscritte allungando i tempi».
Luca Giuseppetti, primo cittadino di Caldarola, un borgo in provincia di Macerata di 1.800 abitanti, ora spopolato, lamenta che non può procedere con i sopralluoghi perché gli sono stati tolti i vigili del fuoco, «senza i quali le squadre dei tecnici non possono farsi largo tra le macerie». E attacca: «Siamo bloccati. Va fatto ancora il 65 per cento delle schede Aedes (Agibilità e danno nell’emergenza sismica) e di sicuro non finiamo per aprile». A Treia, sempre nel maceratese, il primo cittadino Franco Capponi esclude che i sopralluoghi possono essere ultimati prima di giugno o luglio. «Ne devono essere effettuati 500 su 1.560 segnalazioni e mancano le squadre della Protezione civile: per non
Gentile direttore, in riferimento all’anticipazione di
Panorama in edicola domani, si precisa che le verifiche di agibilità sugli edifici privati coordinate dalla Dicomac e dalle Regioni, salvo imprevisti, dovrebbero concludersi in circa due mesi, a differenza di quanto riporta il settimanale a seguito di propri calcoli. Ufficio stampa del Capo dipartimento Presidenza del Consiglio dei ministri Dipartimento della Protezione civile
bloccarci siamo stati costretti a mettere in campo i tecnici comunali».
A Castelsantangelo sul Nera, «nonostante non occorrano particolari rilevazioni perché tutto è stato raso al suolo, siamo ancora alle prese con le schede» conferma sconsolato il sindaco Mauro Falcucci. «Vanno effettuati ancora 148 sopralluoghi e vorremmo ultimare l’operazione per fine di aprile. Ma dal momento che le squadre della Protezione non sono sufficienti, per accelerare stiamo utilizzando i nostri professionisti».
Se il tempo per le verifiche continua ad allungarsi, è venuto meno anche quello per portare le casette di legno nei luoghi del disastro. La scadenza dei sette mesi indicata dal governo, infatti, non sarà rispettata. Il bilancio è sconfortante: 25 Sae (Soluzioni abitative di emergenza) consegnate ad Amatrice a fronte delle 459 necessarie; 26 moduli sono in corso di montaggio a Pescara del Tronto, dove le famiglie entreranno a maggio; a Norcia ne sono arrivate 18 nella frazione di San Pellegrino e 20 nel capoluogo. E stiamo parlando dei prefabbricati ordinati dopo la scossa del 24 agosto 2016. Un vero fallimento che ha spinto il governo a inserire nell’ultimo decreto la possibilità di acquisire al patrimonio pubblico gli immobili invenduti.
A complicare ancor più la situazione ci sono i paradossi legislativi. Dato che vige ancora il pareggio di bilancio, i sindaci non possono spendere le donazioni ricevute lo scorso anno: le potranno impiegare solo nel 2018 ma indicando un progetto di spesa nel 2017. Inoltre, si continua a rinviare la zona franca fiscale, per non parlare delle cattive notizie in arrivo da Bruxelles. Gli ambasciatori degli Stati membri della Ue hanno abbassato al 90 per cento il finanziamento, tramite il Fondo di coesione europeo, delle spese per la ricostruzione. La decisione definitiva però spetta al Parlamento europeo. Che, si spera, faccia marcia indietro.