Nello scrigno dei diamanti umbri
Meno famoso del cugino bianco, il tartufo nero è il gioiello della Valnerina, celebrato a Scheggino.
Èil gioiello della Valnerina (nelle Marche), nonostante il suo aspetto scuro, irregolare e bitorzoluto non lasci presagire il gusto che racchiude. Il «tartufo nero pregiato», amato e conosciuto ben oltre i confini nazionali, è anche quest’anno il protagonista della festa del Diamante nero, in programma nel borgo medievale di Scheggino, a pochi chilometri da Spoleto (PG), l’8 e il 9 aprile. «Qui a Scheggino, e nell’intera vallata» spiega il sindaco Paola Agabiti «il legame con il prezioso fungo ipogeo è fortissimo. Oltre alla festa, che sancisce la chiusura della lunga stagione di raccolta e che organizziamo ormai da 12 anni per valorizzare il prodotto, abbiamo anche un Museo del tartufo, proprio nella piazza principale del paese».
Paese che, anch’esso, è un vero e proprio gioiello medievale: arrampicato su un’altura in pieno parco di Valcasana e bagnato dal fiume Nera, è un centro turistico apprezzatissimo; non solo per l’enogastronomia ma anche per la possibilità di praticare sport come il rafting e il torrentismo. Conta solo 490 abitanti, buona parte dei quali lavorano nella filiera del tartufo, orgogliosissimi del prodotto della loro terra: «Sappiamo bene» continua il sindaco «che il tartufo bianco di Alba è considerato più pregiato, ma è anche molto più caro. Il nostro diamante nero, però, ha un gusto che non ha nulla da invidiare a quello del “cugino” piemontese».
Non è solo una questione di gusto: mentre infatti il tartufo bianco viene consumato solo crudo, il nero dà il meglio di sé nelle preparazioni a caldo: è quindi perfetto per le pietanze che richiedono cotture e mantecature (come i risotti) e talmente versatile da poter essere utilizzato anche per conserve.
E ha anche una storia che risale all’Ottocento, indissolubilmente legata a quel- la della famiglia Urbani, proprietaria da ormai cinque generazioni di un’azienda di eccellenza che proprio tra Scheggino e Sant’Anatolia di Narco lavora il tartufo nero portandolo sulle tavole dell’alta ristorazione di tutto il mondo: era infatti il 1852 quando il capostipite Costantino Urbani iniziò l’esportazione dei tartufi in Francia, esattamente a Carpentras. Da allora, si è diffuso ovunque.
E mentre la Commissione italiana per l’Unesco ha proprio in questi giorni votato all’unanimità la candidatura della Cultura del tartufo come Patrimonio dell’umanità, gli Urbani hanno pensato di racchiudere in un unico luogo tutta la storia e la tradizione del diamante nero e proprio a Scheggino hanno realizzato il Museo del tartufo: «Il museo è stato aperto nel 2012» spiega ancora il sindaco «nei locali del primo stabilimento dell’azienda, e al suo interno possiamo trovare tantissime testimonianze storiche: antichi macchinari, fotografie, articoli di giornale e documenti». Tra i quali, per esempio, le lettere che i presidenti degli Stati Uniti Richard Nixon e Ronald Reagan inviarono agli Urbani per ringraziarli dell’omaggio di un tartufo di grandi dimensioni, in occasione del loro insediamento alla Casa Bianca.
Cultura ed enogastronomia, dunque, alla base dei festeggiamenti del diamante nero: ma anche manifestazioni pop, dato che la kermesse ha pure un risvolto da Guinness; al termine della due giorni di mostra-mercato verrà infatti preparata, sull’argine del fiume Nera, una gigantesca frittata. L’anno scorso sono state utilizzate 2 mila e 500 uova e 65 chili di tartufo. Ma quest’anno si supereranno.