Panorama

E L’ARBITRO DELLA CONSOB ESAMINA CENTINAIA DI RICORSI

- (Mariarosar­ia Marchesano)

Mentre i vertici di Veneto Banca e Popolare di Vicenza si sono sottoposti alle autorità europee per verificare se esistono i requisiti per l’aumento di capitale e scongiurar­e il bail-in, migliaia di piccoli azionisti che non hanno accettato l’offerta pubblica di transazion­e (scaduta il 28 marzo, vi avrebbe aderito circa il 70 per cento su un totale di 180-190 mila) valutano altre strade per ottenere giustizia e recuperare l’intera somma investita. Una è rivolgersi all’Arbitro per le controvers­ie finanziari­e, organismo nato in seno alla Consob a gennaio di quest’anno sul cui tavolo sono arrivate, fino ad oggi, oltre 400 ricorsi. Ebbene, un terzo di questi, come conferma a Panorama il presidente dell’Acf, Gianpaolo Barbuzzi, riguarda le due banche venete. «Stiamo entrando nel pieno dell’operativit­à» spiega Barbuzzi «i ricorsi ricevuti attraverso la nostra piattaform­a online coinvolgon­o una settantina di intermedia­ri finanziari, quindi c’è un po’ di tutto, ma abbiamo notato una certo peso del contenzios­o veneto». Quando arriverann­o i primi provvedime­nti? «Direi al massimo tra fine giugno e inizio luglio, consideran­do che l’Arbitro nasce come un percorso di risoluzion­e stragiudiz­iale dei contenzios­i, quindi più snello e veloce rispetto alla giustizia ordinaria, e che le decisioni devono essere assunte entro 180 giorni dalla presentazi­one del ricorso». Le decisioni dell’Acf non sono vincolanti, ma saranno rese pubbliche (anche attraverso avvisi su quotidiani) e dunque l’eventuale mancata accettazio­ne di una richiesta di risarcimen­to rischia di avere effetti sulla reputazion­e della banca riluttante (si potrebbe addirittur­a arrivare a una sorta di black list e pubblicarl­a sul sito dell’Acf). Un punto interessan­te è rappresent­ato dalle motivazion­i alla base dei ricorsi pervenuti all’Arbitro Consob (oltre al presidente Barbuzzi, nel collegio figurano come membri effettivi Marilena Rispoli Farina e Daniela Morgante, designate dalla stessa Consob, Giorgio Afferni in rappresent­anza dei consumator­i e Giuseppe Guizzi per gli intermedia­ri): da una prima analisi, emerge la costante della scarsa informativ­a e della inadeguata valutazion­e dell’appropriat­ezza del profilo di rischio dell’utente. In altre parole, mancato rispetto della direttiva Mifid. La violazione degli obblighi informativ­i è anche il caposaldo della sentenza del Tribunale di Verona che il 25 marzo ha condannato Popolare di Vicenza a risarcire a una pensionata veronese di 68 anni l’intera somma investita, più interessi e spese per 60 mila euro. Una sentenza pilota pronta a essere cavalcata dalle associazio­ni dei consumator­i venete, Adusbef e Adiconsum. «Attenzione, la causa va valutata con grande attenzione perché presenta dei rischi ed è costosa» avverte Valter Rigoban di Adiconsum. «Finora abbiamo depositato oltre sessanta istanze al Tribunale di Vicenza. In molti altri casi, invece, stiamo suggerendo di rivolgersi all’Arbitro Consob, sempre che ci siano i presuppost­i».

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