Chi deve pagare per il malato di Alzheimer
Le rette per i pazienti con demenza senile, ricoverati nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa), sono a carico dello Stato. Non è la famiglia a dover pagare. Lo ha deciso il Tribunale di Monza, rigettando il ricorso di una Rsa. Una sentenza che sanci
La vicenda parte da un decreto ingiuntivo chiesto da una Rsa, una Struttura residenziale extraospedaliera di Monza, nei confronti di una signora malata di Alzheimer e soprattutto nei confronti della figlia che non pagava più la retta per la sua assistenza. Quasi sempre, infatti, la rata mensile per il ricovero di un paziente con Alzheimer viene pagata in tutto o in parte dai familiari. Io avevo consigliato alla signora di non pagare più perché non era tenuta a farlo. E il tribunale di Monza ha rigettato il ricorso della Rsa, stabilendo che «la malata di Alzheimer, come i suoi familiari, nulla deve per il suo ricovero quando, oltre alla mera assistenza, siano necessarie prestazioni sanitarie, perché in questo caso è tutto integralmente a carico del Servizio sanitario regionale».
Si tratta di una sentenza importante perché è una delle prime a essere pronunciata dai giudici senza bisogno di ricorrere in Cassazione, come è invece avvenuto in passato. Segno che questo principio è ormai certo: chi viene accolto in una Struttura sanitaria assistenziale e, oltre alla semplice ospitalità, riceve anche cure mediche, non deve pagare nulla. Non solo: può chiedere la restituzione delle rette versate in precedenza. Vale non solo per i malati di Alzheimer ma per tutte le persone affette da demenza senile.
È un diritto purtroppo poco conosciuto. Molto spesso infatti, al momento dell’accoglienza di un paziente la Rsa fa firmare ai familiari un «contratto per l’ospitalità». Ma questo impegno non è vincolante. Anche se lo si firma, è nullo. E se si sospendono i pagamenti, il malato non può essere dimesso: sarebbe reato per abbandono di incapace. Infatti la paziente di Monza continua a stare nella residenza dove era stata accolta.
La Cassazione in passato si era già espressa in questo senso: la sua primissima sentenza in materia di Alzheimer (la n. 4558 del 2012) riguardava un caso analogo: i figli di un malato avevano chiesto la restituzione di quanto pagato per il suo ricovero, Tribunale e Corte di appello avevano respinto la domanda, finché la Cassazione ha ribaltato tutto dicendo che quando ci sono prestazioni mediche oltre al semplice ricovero, tutto è a carico del Servizio sanitario nazionale. È come se il malato fosse in ospedale. E nel 2016 ha ribadito il concetto, aggiungendo che per «prestazioni sanitarie» si intende anche la semplice somministrazione di farmaci (non è quindi indispensabile che ci siano prestazioni mediche di particolare rilevanza).
Le Rsa non devono quindi chiedere il pagamento ai cittadini, bensì al Servizio sanitario nazionale o regionale. Alcuni giudici obiettano che il Ssn non sarebbe in grado di sostenere le spese delle rette nelle Rsa. È vero. Se tutti non pagassero sarebbe una stortura, così come lo è, però, far pagare tutti. Si tratta di una materia su cui deve intervenire la legislatura. La retta potrebbe essere gratuita, per esempio, al di sotto di un certa fascia di reddito. Oppure Regione e famiglie potrebbero spartirsi le spese della lungo degenza tenendo conto delle diverse possibilità economiche.
600 MILA I MALATI DI ALZHEIMER IN ITALIA. IN METÀ DEI CASI SONO CURATI DAI FIGLI.