Panorama

Il rimpianto della foresta di Alessandro Leogrande

- Ogni settimana un autore riscrive l’attualità come se fosse l’inizio di un libro.

IL FATTO Nello stato indiano Uttar Pradesh è stata trovata una ragazzina di circa otto anni, lungo una strada che costeggiav­a la giungla. I giornali locali, poi ripresi dalla stampa internazio­nale, hanno raccontato di una bambina abbandonat­a dalla famiglia (forse perché era disabile) e cresciuta con le scimmie. Vera o esagerata che sia la storia, lo scrittore Alessandro Leogrande si mette nei panni di uno psicologo che non riesce a comunicare con lei. Perché, «da uomo bianco», non potrà mai capire la «legge della giungla».

Quando la vide seduta sul lettino, le gambe accovaccia­te, e le mani impegnate a ridurre il cibo in poltiglia, pensò che fosse tutta una messa in scena. Ma poi fu assalito dal suo sguardo ferino e si pentì di averne dubitato. Le tv e i giornali non parlavano d’altro: qualche giorno prima la bambina di otto anni che gli sedeva davanti era stata trovata nella giungla da un poliziotto. L’uomo aveva visto corrergli accanto un branco di scimmie, e tra loro c’era anche lei - la bambina - che si muoveva lesta a quattro zampe. Sconvolto, aveva provato ad afferrarla e ne era stato morso. A quanto pareva, aveva vissuto da sempre con le scimmie. Ora sedeva davanti a lui: avrebbe dovuto stabilire se la bambina era in grado di riconoscer­e qualche parola umana, fosse anche il frutto di una remota reminiscen­za.

Passò con lei alcune ore, e poi giorni, e poi settimane. Ma tra i suoni gutturali e i gesti fatti con le mani e con i piedi non riusciva a individuar­e nulla che avesse a che fare con la parola umana. Eppure la bambina comunicava. Era in grado di fargli capire una grande quantità di cose, come se fosse vissuta in un regno in cui la nostra logica era stata bandita, e poi sostituita da un’altra.

E allora si ricordò di uno strano libro letto da bambino. Un libro popolato da lupi, pantere, tigri e un cucciolo di uomo, in cui si dice che nella giungla è vietato uccidere l’uomo per il semplice fatto che alla sua morte segue l’arrivo di altri uomini bianchi in groppa agli elefanti. Davanti a quella bambina si sentì proprio così: un uomo bianco in groppa a un elefante, incapace di comprender­e la legge della giungla e le sue infinite parole non umane.

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