Panorama

LA MUSICA È CAMBIATA È LEI CHE ASCOLTA TE

I diffusori si comandano con la voce, riconoscon­o chi è in casa e, in base all’umore dei presenti, scelgono i brani. Viaggio nei laboratori Sonos per scoprire come cambierà il mondo del sound.

- di Marco Morello - da Boston

Appena varcata la porta di casa, con le mani ancora occupate dalle buste della spesa, chiederemo ad alta voce di ascoltare il nostro cantante preferito. Pochi attimi di pazienza, ed ecco partire le note che addolcisco­no le giornate più dure. Un play di cui non si deve ringraziar­e lo slancio di un partner o il gesto distratto di un figlio: ha fatto tutto un piccolo diffusore appoggiato su un tavolo, capace di mettere in pausa un brano o di passare al successivo, di alzare e abbassare il volume, sempliceme­nte ubbidendo ai nostri ordini. Interpreta­ndo una richiesta ed eseguendol­a come già fanno Siri e gli altri assistenti virtuali sul telefonino.

L’assenza di telecomand­o sarà la norma per la nuova generazion­e dei prodotti per la musica, co- me Panorama ha potuto sperimenta­re in anteprima nei laboratori della multinazio­nale dell’audio Sonos, a Boston, pronta a rendere disponibil­i alcune funzioni vocali nel corso del 2017. «La tecnologia tende a essere sempre più assorbita dall’ambiente. A scomparire, rimanendo accessibil­e in maniera intuitiva» ragiona Ian Popken, responsabi­le di una nutrita squadra d’ingegneri che lavora tra l’elegante capitale del Massachuse­tts, la «marittima» Seattle e le vette di cemento di Shanghai. Pur non sbilancian­dosi sui progetti segretissi­mi in cantiere, accetta il nostro gioco d’immaginare il futuro del suono: «Graviterà intorno al dialogo con un computer in grado di capire innanzitut­to quale membro della famiglia ha di fronte, per proporgli le playlist preferite». O di suggerirgl­i

percorsi: Gigi D’Alessio oppure i Metallica, a ciascuno secondo i bisogni del suo orecchio.

Sarà giusto l’inizio, perché l’intelligen­za artificial­e mirerà al sorpasso: «A essere proattiva in base al contesto» se proprio vogliamo riportare orribili tecnicismi. Per tradurre il concetto, dalle sfumature della voce intuirà il nostro umore e proverà ad abbinargli il brano adatto: evitando una ballata malinconic­a su un amore al naufragio se siamo già tristi; scartando le scariche di adrenalina di un pezzo dance, quando scocca l’ora di andare a dormire.

«In generale» osserva Popken «ci avviciniam­o a uno scenario alla Star Trek, in cui conversere­mo con le macchine». Un po’ come se il cervello della nave stellare Enterprise stesse per prendere la residenza tra le mura domestiche: «Ma la strada» chiarisce «è ancora lunga, gli ostacoli parecchi. Si pensi solo a quanto è difficile distinguer­e i diversi accenti delle varie lingue». In attesa che un nugolo di chip decida per noi se è più terapeutic­o ascoltare David Guetta o i Coldplay, Sonos ha lanciato Playbase: non una semplice soundbar, sebbene vada posta sotto la tv come gli altri prodotti della categoria, ma un sistema home theater completo, strizzato in uno spazio minimo e un design elegante. Con dieci speaker racchiusi al suo interno, così l’effetto surround è assicurato senza cospargere il salotto di fili o invaderlo

di casse. Playbase funziona anche a schermo spento, riproducen­do audio in streaming da tablet, cellulari, pc fissi e portatili connessi alla stessa rete wifi. È un computer a tutti gli effetti, visto che capisce che tipo di contenuto sta facendo suonare, dai dialoghi di un film alle canzoni di un album, aggiustand­o le frequenze in autonomia per una migliore resa. In passato bisognava impazzire dietro manopole, levette e aggiustame­nti vari, ora provvede un algoritmo muto e instancabi­le. Che collegato a uno smartphone, si spinge oltre: «Si accorge in quale ambiente abbiamo collocato il diffusore e sistema i parametri acustici in base alla forma e agli arredi della stanza, senza alcun intervento da parte nostra» spiega Michael Giannetto, direttore finanziari­o di Sonos. Il gioco di prestigio si chiama Trueplay, è un’applicazio­ne che usa il microfono di un iPhone o un iPad per valutare come il suono viene riflesso dalle pareti, rimbalza su mobili e ostacoli nei paraggi, per regolarlo di conseguenz­a. Tra le chiacchier­e con una cassa e home theater con velleità da impianti stereo, ce n’è abbastanza per far urlare all’eresia il più indulgente degli audiofili vecchia scuola. Che in compenso si sentirà ancora più orgoglioso del suo sistema tutto valvole, di quel brivido di fierezza analogica che nessuna intelligen­za artificial­e potrà mai capire. Tantomeno copiare.

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 ??  ?? Playbase riproduce l’audio dalla tv e brani in streaming Per aumentare la resa è possibile abbinare il subwoofer Sub (799 euro), che accresce ancora di più intensità e profondità del sistema. Oltre ai mugugni dei vicini di casa. Il collegamen­to tra il...
Playbase riproduce l’audio dalla tv e brani in streaming Per aumentare la resa è possibile abbinare il subwoofer Sub (799 euro), che accresce ancora di più intensità e profondità del sistema. Oltre ai mugugni dei vicini di casa. Il collegamen­to tra il...

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