La vera Sveva
Dalla grande narratrice, un’autobiografia densa ma anche leggera come il suo titolo: Un battito d’ali.
Sa come ingannare il lettore, Sveva Casati Modignani. Il suo nuovo libro vola come il titolo: Un battito d’ali (Mondadori Electa). Ed è questo l’inganno: farsi coccolare dalla scorrevolezza ma accorgersi soltanto dopo l’ultima pagina che quella facilità era un sapiente artificio letterario. L’abilità della scrittura traduce tutto in leggerezza: una cavalcata nella giovinezza, un’autobiografia che scopre i rapporti (sofferti) con la madre, quelli (delicatissimi) con il padre, mentre un filo conduttore unisce le celebrità incontrate, la vita mondana (degli altri), i sacrifici (propri)e i sogni infranti (di tanti).
Il filo parte dagli anni 50. L’occasione è un
profumo avvertito all’improvviso: quello del padre scomparso trent’anni prima. «Caro papà, è stato così che ho deciso di raccontarti quello che ti avevo taciuto». Autobiografia, dunque. Come già ne Il diavolo e la rossumata (2012) e ne Il bacio di Giuda (2014, entrambi Mondadori Electa).
Ma la bambina che avevamo lasciato è adesso una ragazza. L’Italia è cambiata. E a mutare sono pure i programmi di una studentessa di Lettere, costretta a lasciare l’università e a rimboccarsi le maniche per aiutare la famiglia.
«Ho già un figlio da mantenere agli studi, due sono troppi» aveva sentenziato la madre, che in cuor suo l’avrebbe voluta monaca. Bice Cairati (vero nome della scrittrice) si ritrova così segretaria: in un ufficietto alle prese «con materie prime per produrre la birra», e poi nella galleria di Carlo Cardazzo, il Gagosian italiano degli anni 60, il re Mida dell’arte contemporanea nostrana, che la paga «in nero» e la tratta come «parte dell’arredamento».
Ci sono i grandi artisti di allora: pittori come Crippa, Scanavino, Parmeggiani. E c’è Lucio Fontana, una specie «di Clark Gable» che cerca di sedurla, le spiega come cucinare una bistecca col grasso, ma le rivela pure l’origine dei suoi famosi «tagli», l’incontro con l’infinito, il dialogo con dio.
Più difficile è rifiutare le avance di Enzo Jannacci. «Mi sono pentita di aver liberato la mia mano dalla sua». Ma tant’è. «Non sono mai riuscita a perdere la diffidenza verso gli uomini, anche quando mi piacevano». Come quel Luchino Visconti intervistato
(nudo) in una vasca da bagno, quando il lavoro da segretaria aveva lasciato il posto a quello da giornalista.
A La Notte di Nino Nutrizio, Bice si occupa di interviste ai personaggi dello spettacolo. Mina, Renato Rascel, Giorgio Strehler, Paolo Grassi. Wanda Osiris è «truccata come se dovesse andare in scena», la figura è «appesantita, gli occhi ancora vivacissimi, adombrati dalla malinconia di ritrovarsi a vivere in un mondo che non le apparteneva più». Poche righe per ciascuno, ma con la forza di un epitaffio. I giudizi sono senza retorica, senza appello, e sempre senza rancore, anche per chi ha voluto ferirla, come quella Milena Milani tanto inseguita nella curiosità di conoscere una scrittrice in carne e ossa e però tanto avvilente nel mostrarsi ostile, inspiegabilmente competitiva.
La via della scrittura e dei romanzi si aprirà da
sola, quando quella ragazza «cresciuta in un quartiere di periferia, vissuta nella casa dei nonni, educata in una famiglia modesta d’impronta patriarcale» si stancherà di osservare un «mondo apparentemente sfavillante ma in realtà vuoto e deprimente».
Bilanci? «Ho sbagliato in pieno alcune scelte della mia vita, a volte mi sono lasciata guidare dall’istinto più che dal ragionamento» confessa al padre. «Mi sono lasciata condizionare per gran parte della mia esistenza dai sensi di colpa che la mamma mi ha inculcato». Eppure «è giusto che anche lei sappia che le sono debitrice di tante lezioni di umiltà. Oggi si direbbe che mi ha insegnato a tenere il profilo basso, a non prendermi mai troppo sul serio. Anche se la sua incapacità di esprimere i sentimenti e i suoi atteggiamenti punitivi mi hanno fatto soffrire. Ma va bene così, sono serena».
Serena, sì. Perché Bice (come pure Sveva) sa che per fare i conti con l’esistenza bisogna prima far pace con i conflitti della famiglia: vera, grande protagonista di questo libro. E di ogni altro suo romanzo.