COMUNICAZIONE
➔ Le frequenze televisive verranno assegnate ogni cinque anni attraverso un'asta pubblica.
➔ Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato.
➔ Vendita ad azionariato diffuso di due canali televisivi pubblici. Un solo canale pubblico senza pubblicità. O ggi la vera priorità è difendere l'affidabilità dell'informazione da superficialità e fake news», mette in chiaro Maurizio Costa, presidente della Federazione italiana editori giornali (Fieg). Ma i 5 Stelle avanzano in direzione contraria: nel «Libro a 5 Stelle dei cittadini per l'Europa» che riassume il grillo-pensiero sull'Ue i pentastellati si schierano contro i fondi destinati alla lotta contro la propaganda anti-Ue e le fake news russe. «L'informazione qualificata richiede investimenti e tutele soprattutto nel digitale» fa notare Costa «per contrastare l'utilizzo improprio dei contenuti e garantire pari condizioni nella raccolta pubblicitaria sul web. La difesa del copyright, la garanzia di trasparenza e di equa fiscalità anche per i grandi player della Rete, appaiono indispensabili. Per questo trovo paradossale che di questo non faccia cenno chi afferma di voler combattere poteri forti e multinazionali pervasive». Nel frattempo il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare i decreti attuativi della riforma dell'editoria, che però non soddisfa appieno il Movimento 5 stelle, da sempre molto critico sui contributi a quotidiani e periodici. «Oggi è un problema superato» continua il presidente della Fieg: «il 90 per cento dei quotidiani non riceve più contributi diretti da tempo, negli ultimi anni le risorse erogate si sono ridotte da 200 milioni a 40 circa, un taglio drastico. Sono esclusi giornali di partiti e sindacati. Residuano finanziamenti marginali per il pluralismo: minoranze linguistiche, cooperative giornalistiche, enti no profit».