Voucher. Sì, abolirli è stato un errore
Se aver cancellato i buoni-lavoro impedirà gli abusi, è tutto da dimostrare. Intanto, come raccontano le storie raccolte da Panorama, crescono i problemi per le piccole imprese. E per i giovani c’è una possibilità di reddito in meno.
Anche il campionato di calcio di Serie A rischia serissimi problemi dopo la fine dei voucher. «Ogni domenica Juventus, Roma e Napoli utilizzavano i buoni lavoro per regolarizzare dalle 700 alle mille persone, fondamentali nella sicurezza negli impianti», spiega a
Panorama Ferruccio Taroni, presidente dell’Associazione delegati per la sicurezza negli stadi.
Tra le società che nel 2016 hanno fatto più ricorso ai voucher ci sono McDonald’s, le gioiellerie Stroili, le agenzie interinali e vari Comuni (tra cui quelli di Padova e Benevento). Sacrificati per evitare il referendum,
nonostante gli abusi, i voucher avevano assolto alla propria funzione, come confermano anche le quattro storie raccolte in queste pagine.
Stando ai numeri, nel 2015 i voucher hanno superato di poco lo 0,2 per cento dell’intero costo del lavoro delle aziende, dice la Fondazione studi dei consulenti del lavoro: il 63 per cento dei «buoni» è servito a sostenere la disoccupazione e all’arrotondamento di stipendi e pensioni. Il rischio che la loro soppressione alimenti il sommerso è elevatissimi, come ora fa notare dall’Ufficio parlamentare di bilancio.
«Questa retribuzione», dice il presidente nazionale della Cna Daniele Vaccarino, «ha consentito alle imprese, soprattutto le piccole, di far fronte ai picchi di attività assicurando ai lavoratori le garanzie contrattuali e previdenziali». A Bologna l’abolizione dei voucher ha scatenato la protesta dei fornai e uno dei rilievi riguardava proprio la stagionalità. E mentre la richiesta di alternative è pressante, le possibilità - a parte il lavoro subordinato con costi conseguenti - restano i contratti a chiamata e le collaborazioni.