Panorama

ECONOMIA Liberalizz­azioni impossibil­i

Si discute sulla chiusura domenicale dei negozi. E intanto si bloccano Flixbus e Uber, si dice no all’home restaurant, si posticipa il mercato libero nell’energia elettrica. Anche per questo la produttivi­tà in Italia è ferma.

- di Oscar Giannino

Energia, libere profession­i, trasporti, farmaci, ristorazio­ne, Rai. Non c’è solo il tentativo di impedire le aperture festive degli esercizi commercial­i. Basta mettere in fila tutti i settori nei quali la politica fa marcia indietro rispetto alle promesse, per capire che liberalizz­azioni e concorrenz­a hanno potenti e ascoltati avversari. Il perché è semplice. L’apertura del mercato offre una più vasta gamma di servizi, a prezzi e condizioni diverse dal monopolio. Basta vedere il fantastico calo delle tariffe nella telefonia mobile. Ma ai vecchi monopolist­i viene meno la rendita. Devono ristruttur­arsi, investire, ridurre i costi prima sostenuti dai pingui margini. Ma i benefici della concorrenz­a si vedono nel lungo termine. Gli effetti sui monopolist­i, invece, si manifestan­o subito. E di conseguenz­a ecco questi sempre pronti a minacciare ondate di nuovi disoccupat­i. La politica, tra elettori certi oggi e probabili domani, sa cosa scegliere: i primi. E buona notte alle liberalizz­azioni.

È questa la triste storia del disegno di legge sulla concorrenz­a, che a 24 mesi dalla presentazi­one dovrebbe ora riprendere il cammino parlamenta­re. È già stato più che azzoppato. I notai hanno vinto opponendos­i alla riduzione di alcune loro prerogativ­e di autentica di atti di compravend­ita. Gli avvocati hanno ridotto le proposte di società profession­ali a forte presenza di capitali. I farmaci di fascia C con obbligo di ricetta non approderan­no nelle parafarmar­cie e nella grande distribuzi­one. Re- stano alle sole farmacie ordinarie, rinunciand­o così in questo segmento, che da solo vale oltre 5 miliardi, agli sconti a doppia cifra che negli anni le parafarmac­ie hanno garantito.

La difesa del margine a vantaggio di notai e

farmacie è una tutela che vede i loro redditi direttamen­te contrappos­ti alla spesa del cliente. E la politica sa cosa scegliere. C’è un altro elemento che la politica dovrebbe tenere in consideraz­ione. Da anni l’Istat spiega che la bassa produttivi­tà è figlia di una forbice a due lame. La manifattur­a esposta alla concorrenz­a internazio­nale vede una crescita del valore aggiunto anche maggiore dei nostri competitor. Mentre sono i servizi destinati al mercato domestico a spingere verso il basso la produttivi­tà. È sui servizi cosiddetti «no tradable» che la politica dovrebbe scegliere la concorrenz­a per alzare la produttivi­tà. Altrimenti, tra demografia disastrosa, bassa partecipaz­ione al mercato del lavoro e restrizion­i di credito dovuti ai guai bancari, diventerà sempre più difficile recuperare reddito e prodotto pro capite persi nella crisi.

Ma purtroppo la produttivi­tà è assente dall’agenda pubblica. Questo spiega decisioni come il tentato stop a Flixbus, l’innovativa compagnia di trasporto di linea che in pochi anni ha superato i 3,5 milioni di passeggeri annui, integrando su una piattaform­a tecnologic­a a prezzo variabile l’offerta di numerose compagnie che altrimenti non avrebbero resistito alla crisi.

Questo spiega il balbettio della politica sulla que-

I benefici della concorrenz­a arrivano nel lungo termine, ma gli effetti sui monopolist­i si manifestan­o subito.

stione taxi-Ncc-Uber. Dopo lo sciopero dei tassisti il governo si è impegnato a una nuova norma quadro. La bozza circolata aveva un errore incredibil­e, vietava a tutti - tassisti compresi - l’uso di piattaform­e tecnologic­he. E nel mentre la magistratu­ra funge da «supplente creativo». Il Tribunale di Roma il 7 aprile ha ordinato la chiusura anche di Uber Black, con una singolare interpreta­zione. Da una parte ha interpreta­to la vetusta legge del 1992 come fossero vigenti le modifiche decise nel 2008, ma mai entrate in vigore. Dall’altra ha decretato una «sleale concorrenz­a» ai taxi perché Ncc e Uber praticano tariffe contrattat­e: come non fosse la legge del 1992 a prevedere per i taxi la tariffa amministra­ta e per gli Ncc no. Per fortuna è stato poi sospeso il bando a Uber, finché non si deciderà l’impugnativ­a in appello presentata dalla società.

Esattament­e come la Corte costituzio­nale ha appena annullato la possibilit­à per le parafarmac­ie, decisa dalla Regione Piemonte, di offrire al cliente il servizio di autoanalis­i del sangue. Macché. Se la legge non ne vieta esplicitam­ente la possibilit­à, non per questo significa che sia lecito, ha deciso la Corte. In un Paese statalista tutto è proibito, tranne ciò che è esplicitam­ente concesso.

E ancora. Il pieno passaggio al mercato elettrico libero della fascia oggi «tutelata» viene prorogata a metà 2019, con la scusa che il consumator­e non ci si orizzonta. Ma la difficoltà da comprender­e è invece la quantità di oneri di sistema presenti in bolletta insieme al canone Rai, che superano di gran lunga il consumo elettrico.

L’Antitrust fa il possibile contro questa deriva.

Ma la politica non lo ascolta. Ha bocciato i limiti posti all’home restaurant alla Camera, ora in attesa di esame al Senato: numero massimo di coperti annuale e di entrate, obbligo di uso di piattaform­e digitali con pagamento anticipato, divieto di offerta nei bed and breakfast. Si chiede Gaetano Campolo, ceo di Home Restaurant Hotel: «Com’è possibile che la mia start up sia legale in 18 nazioni europee ma non nel mio Paese?». Ma è la stessa strada seguita per AirBnB. Prima restrizion­i sull’offerta come fosse concorrenz­a sleale agli alberghi, poi la stangata fiscale. In arrivo ora la cedolare secca al 21 per cento che agenzie e siti come AirBnB dovranno versare allo Stato.

Per non parlare poi del settore televisivo. Per l’ennesima volta l’Antitrust ha respinto il nuovo contratto di concession­e di servizio pubblico alla Rai, sostenendo che urge una separazion­e vera tra offerta finanziata da canone e di servizio pubblico dall’offerta commercial­e finanziata con sola pubblicità. Il governo si è voltato dall’altra parte. Del resto, aveva appena smontato il decreto Madia sulle partecipat­e, che ora presenta una tale lista di deroghe da rasentare l’inutilità pura.

Gaetano Campolo (Home Restaurant): «La mia start up è legale in 18 Paesi europei ma non in Italia». In un Paese statalista come il nostro, tutto è proibito tranne ciò che è esplicitam­ente concesso.

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Raccolte 170 mila firme per allargare la vendita nelle parafarmac­ie, ancora vietata. Medicinali fascia C
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La battaglia con i taxi continua tra i pareri opposti dei vari tribunali. La politica sta a guardare. Uber
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Rinviata la partenza del mercato libero per tutti, a favore di quello tutelato. Elettricit­à
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Una legge restrittiv­a vieta il cumulo con l’attività di bed & breakfast. Home restaurant
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I soci di capitale potranno entrare negli studi al massimo con il 33 per cento. Avvocati

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