La (vera) vendetta di un Rambo italiano
Il marine di Pier Luigi Vercesi ripercorre la rocambolesca vicenda del ragazzo che ha sfidato gli Stati Uniti d’America.
Il dirottamento aereo più lungo della storia, avvenuto il 18 ottobre 1969 su un Boeing 707 della Twa, rimane il suo. Quasi 11 mila chilometri in aria, da Los Angeles a Roma. Questo primato, e non solo, è al centro della vita di un ragazzo di Melito Irpino, Raffaele Minichiello, che nel 1963, quattordicenne, emigra dalla Campania a Seattle per sfuggire alla miseria e al terremoto. Il marine, di Pier Luigi Vercesi (Mondadori) racconta la sua storia, soprattutto dal momento in cui nella vita di Raffaele entra la guerra: non è il suo Paese e non è la sua guerra, ma lui ci crede perché alla fine l’America in soli quattro anni gli ha già dato bei ricordi, come quelle giornate al lago Washington con gli scafi da corsa. Ci crede al punto da arruolarsi e partire per il Vietnam. Dormirà nei crateri. Sparerà ai pitoni che poco prima i compagni hanno ritratto arrotolati al collo, ma che poi vanno bolliti e mangiati e chi non ne mangia è «chicken», fifone. Fin qui i gesti da racconto intorno al fuoco. Ma poi ci sono le morti dei civili, quelli che il giorno prima hai visto in faccia e sorridevano. C’è la claustrofobia. C’è il ritorno a casa dopo un solo anno ma con la certezza che nulla sarà come prima. Così, quando i 200 dollari di compenso per quei 13 mesi non arrivano e l’impiegato risponde pure in modo sgarbato, umiliazione e stress post-traumatico si trasformano in miscela esplosiva. E 19 ore di dirottamento sembrano un modo accettabile di farsi giustizia da sé. Minichiello è stato solo un ex marine che ci fa riflettere sul senso della guerra e va riabilitato o un criminale potenziale assassino? Vercesi lo ha conosciuto e sa che le risposte possono venire solo dall’appassionante racconto di quei giorni, che ci offre nel dettaglio in pagine in cui anche la guerra in Vietnam, rivista in una luce «nostrana», assume un senso nuovo. Davvero molto diverso da quello che Hollywood gli ha dato con Rambo, film per la cui sceneggiatura il soldato «Ralph» Minichiello è stato la principale ispirazione.