Panorama

Il fatturar m’è dolce

Gli inizi come panettiere. Il salto con la pasticceri­a e l’idea di aprire negozi dedicati. Così Mauro Tiberti ha fondato la catena ODStore. E ora punta sul pollo fritto di Kfc.

- di Mikol Belluzzi

Posso dire che a me la vita l’ha cambiata una tazzina di caffè». Quella che Mauro Tiberti, l’imprendito­re che da un laboratori­o di panetteria della Valcamonic­a ha creato un impero dolciario con i suoi ODStore, servì quasi 30 anni fa al fornaio del suo paesino nel bresciano. «Quella sera davo una mano nel ristorante di famiglia e questo signore entrò a mezzanotte, mentre stavo chiudendo». Un caffè, due chiacchier­e e l’invito a vedere di persona il laboratori­o di panificazi­one. «Alla fine sono tornato a casa alle 4 e mezza di mattina talmente entusiasta che dopo qualche mese ho rilevato l’attività, anche se i miei erano contrari» ricorda l’imprendito­re. Seguono gli anni della gavetta, con Tiberti che la notte panifica («Vita zero, gli amici passavano a salutarmi dopo la discoteca») e la mattina fa le consegne a mense e supermerca­ti. Nel 1996 il primo salto, con l’apertura di un grande laboratori­o che serve in esclusiva una ventina di supermerca­ti e un centro commercial­e, e nei primi anni 2000 lo sbarco a Brescia con la nascita dell’attività al dettaglio. Pane, torte, pizze e l’idea di ampliare l’offerta. «La gente mi chiedeva altri prodotti e così ho deciso di specializz­armi nei dolci e solo in quelli. Volevo che nei miei ODStore trovassero di tutto». Cinquecent­o tipi diversi con prezzi più bassi rispetto alla grande distribuzi­one. Come c’è riuscito? La mia idea è sempre stata quella di vendere prodotti non premium, ma di buona qualità: per questo a marchi conosciuti come Perugina e Lindt affianco la private label Sapori artigianal­i. Così porto un dolce sulle tavole di tutti. E lo fa anche con la vendita serale scontata. Come l’è venuta l’idea? Ho iniziato nel 2003. Gettare via il pane era un dispiacere oltre che un costo, così ho deciso di provare a venderlo a metà prezzo dalle 18 e 30 alle 20. Boom! Adesso c’è la coda e a volte produciamo più pane per non lasciare nessuno a mani vuote… Però così guadagna meno. Mai pensato a cosa guadagno, se non nell’ottica del reinvestim­ento. Penso che un imprendito­re debba fare così e io, anche se non ho studiato, ho sempre avuto ben chiaro che avrei fatto l’imprendito­re. Per questo ha offerto 720 mila euro l’anno per l’affitto di un ristorante di 210 metri quadri in Galleria Vittorio Emanuele a Milano? Qualcuno pensa che lei non abbia fatto bene i conti… Mi crede uno sprovvedut­o? Per niente, ma ha fatto scalpore che lei paghi più di Prada. E al suo vicino basta vendere qualche borsetta al giorno, mentre lei ne deve servire tanti di caffè. O sbaglio? Intanto, quel caffè io lo posso vendere a 4 euro e non a uno come gli altri bar. E poi ho visto i conti dell’attività e tenuto conto del passaggio che c’è sempre in Galleria le assicuro che non avrò problemi a pagare questo affitto per i prossimi 18 anni. Tremila cinquecent­o euro al metro quadro d’affitto,

però, non sono pochi… Ma neanche tanti, se pensa che in Corso Vittorio Emanuele se ne pagano 12 mila al metro quadro. E poi l’attuale locatario era disposto a salire da 70 a 551 mila euro di canone annuale nonostante un vecchio mutuo per l’arredament­o. Alla fine non mi pare ci sia tanta differenza. Quella la farà il suo progetto. È vero che aprirà un nuovo ristorante stellato? Confermo, mi sono già mosso in questo senso. In più preparerem­o dei dolci di altissimo livello che venderemo anche negli ODStore. E scriva che non solo terremo tutti i dipendenti, ma se sarò bravo tra un anno ne assumerò altri. Perché io, non avendo né parenti né soci da impiegare, creo sempre nuovi posti di lavoro. Perché non ha soci? Non ne voglio. Quando mi viene un’idea, la devo realizzare subito e non avrei il tempo di condivider­la con qualcun altro. Quindi, niente soci. Invece quanti dipendenti ha? Tra negozi e indotto quasi mille. Problemi? No, perché quando faccio i colloqui lo dico chiarament­e: noi siamo aperti il sabato e la domenica perché vendiamo dolci. Il nostro è un prodotto legato alle feste e ai miei ragazzi dico: organizzat­e bene i turni di lavoro, perché io questo posso offrirvi. Natale, Pasqua, Capodanno… Sempre aperti, il servizio è fondamenta­le. Ma i miei ragazzi sono bravissimi e mi ripagano con una grande energia. A proposito di negozi, è vero che per i tre piani dell’ODStore di Piazza del Duomo era in lizza anche Starbucks? Sì, mi risulta che abbiano fatto un’offerta anche loro. Alla fine apriranno lì vicino, in Piazza Cordusio, ma va bene così. A me piace la concorrenz­a. E poi anch’io ho in serbo qualche novità. Altre aperture di ODStore? Di quelle ne ho in programma altre 20 quest’anno, tra cui l’outlet di Serravalle Scrivia, Firenze e Roma. No, parlo di Kentucky fried chicken. La più grande catena americana di pollo fritto? Ho preso la licenza per aprire i loro ristoranti in Lombardia. Il primo drive thru l’abbiamo inaugurato ad Assago, ma tra qualche mese sbarcherem­o in Piazza del Duomo con una location di quattro piani e 350 posti a sedere. Pollo fritto, dolci, ristorante stellato. Ora capisco l’entusiasmo dei suoi ragazzi… Loro la chiamano Tibertite e le assicuro che è contagiosa.

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Nel tondo dell’altra pagina Mauro Tiberti, 47 anni. A sinistra, l’ODStore di Piazza del Duomo a Milano: per i tre piani era in lizza anche Starbucks.
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