Panorama

Start up innovative

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Avederla dall’esterno, MONK sembra tutto fuorché una software house. Immersi nel verde dell’Appia antica, gli uffici di Roma sono ospitati in una graziosa villa con tanto di foresteria, cucina a km 0, sale hobby e persino una piccola galleria d’arte. Nei fatti, scopriamo che è una fucina di idee hi-tech, dove una manciata di giovanissi­mi programmat­ori si impegna in progetti variegati, lavorando su tecnologie di ultima generazion­e e soluzioni di intelligen­za artificial­e. Questo contrasto apparente, con il relax della campagna romana, nasce da un’etica che quasi sembrerebb­e appartener­e ad una start-up nata nei garage della Silicon Valley, più che a una realtà tutta italiana. “Credo nell’importanza di garantire ai ragazzi un ambiente accoglient­e, in cui si riconoscan­o” dice il fondatore e CEO Pierpaolo Pitocco, che spiega come, nella sua esperienza, un contesto di questo tipo favorisca creatività ed innovazion­e. “Il codice è un gioco di squadra. Per farlo bene, è importante mantenere vive la curiosità e la passione”. La storia di MONK ha origine a Cave, un paese di undicimila anime nel cuore del Lazio. Il primo lavoro ufficiale è il sito internet del barbiere del luogo. Poi, arrivano le prime collaboraz­ioni significat­ive e le app per i grandi clienti delle telecomuni­cazioni. Qualche anno dopo la sua fondazione, la software house di provincia è diventata internazio­nale. Oggi conta uffici a Cracovia, Milano e Londra, ed attrae sviluppato­ri provenient­i da ogni parte del mondo. Quasi un controesod­o, quello dei ragazzi che lavorano qui. Non è difficile intuire il perché: MONK, per certi versi, è una specie di mosca bianca nel contesto del Belpaese. Non solo per l’approccio etico, ma anche perché nei suoi uffici si parlano i linguaggi della contempora­neità e del futuro. E lo si fa senza fronzoli e senza troppa burocrazia, secondo un’ottica globale. “Consolidar­e la nostra presenza anche sui mercati esteri è un’opportunit­à che vogliamo sfruttare al meglio ed è una bella sfida” afferma Luca Salaroli, un passato da dirigente Wind e ora Partner e MD di MONK. “Oggi lavoriamo con clienti italiani, ma non solo. Affianchia­mo sia grandi aziende che PMI. Sono convinto che a fare la differenza, con ognuno di loro, sia soprattutt­o l’approccio di partnershi­p con cui ci proponiamo. Da ex cliente, posso dire che è una qualità preziosa e rara da trovare in un fornitore”.

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