L’alta velocità è la gallina dalle uova d’oro. Mentre il Sud rimane sempre il tallone d’Achille.
velocità, con 8 mila treni movimentati ogni giorno, 600 milioni di passeggeri e 50 milioni di tonnellate di merci in viaggio ogni anno. Anas a parte, di carne al fuoco Fs ne ha messa tanta. Non senza suscitare polemiche.
L’alta velocità rimane la gallina dalle uova d’oro
di Fs. Ora dovrebbe allargarsi al Triveneto e al Sud Italia, ma il collegamento tra Milano e Venezia deve risolvere le difficoltà sui nodi di Brescia e Vicenza. I progetti per il Mezzogiorno, invece, rimangono fumosi. Di attraversare gli Appennini non se ne parla. L’interesse principale rimane per il percorso TorinoSalerno e soprattutto per la tratta Roma-Milano che entro l’anno sarà compiuta in due ore e 20 minuti. Con 500 nuovi treni già ordinati, grazie anche ai fondi regionali e se i piani infrastrutturali del governo andranno in porto, è destinato a migliorare il trasporto pendolari, le cui disfunzioni riempiono le cronache locali dei mezzi d’informazione. Le Fs promettono, inoltre, nuova vita al cargo. Il neonato Polo Mercitalia ha l’obiettivo di raddoppiare il fatturato e raggiungere l’utile nel 2018 con massicci investimenti in mezzi (125 nuove locomotive) e sicurezza, per far dimenticare il ricordo ancora vivo della tragedia di Viareggio.
A febbraio c’è stato anche lo sbarco nel Regno
Unito, dove la controllata Trenitalia Uk ha acquisito Next, la società che assicura i collegamenti tra Londra e l’Essex. L’anno scorso l’acquisto della greca Trainose, che gestisce la tratta Atene-Salonicco. Due operazioni che hanno aperto a Fs la strada dell’internazionalizzazione. Nell’ultimo biennio sono state firmate pre-intese anche in Russia, Giappone, India e Argentina. Buone prospettive si dovrebbero aprire per lo sbarco in Nord Africa e Medio Oriente, soprattutto in Iran. Fs è forte dell’esperienza accumulata nel mercato dell’alta velocità italiana, l’unico in Europa aperto alla concorrenza, anche se non sono mancate roventi polemiche con il competitor Italo.
Da Firenze a Salerno passando per l’Umbria, il Veneto e Parma sono ormai molte le società di trasporto pubblico locale sotto il controllo di Busitalia,
la controllata Fs che si occupa di trasporto persone con autobus. Il mercato è ricco e vale 8 miliardi. E, a differenza di come viene descritto, non è proprio un colabrodo: il 79 per cento delle aziende chiude i bilanci in utile. Tanto da attirare colossi internazionali come la francese Ratp e la tedesca Arriva. L’esperienza Busitalia per ora non è solo luci, ma anche ombre: a Firenze rinnova l’intesa ogni mese, in Umbria è stata coinvolta in un’inchiesta giudiziaria, a Salerno (e non solo) i debiti sarebbero stati scaricati sul comune. Ma la vera svolta potrebbe arrivare da Milano con la nascita di un polo unico dei trasporti tra Fs, Atm e Trenord. Un gigante da 2 miliardi di giro d’affari e una potenza di fuoco da poco meno di 1,5 miliardi per investimenti. La partita non è facile, soprattutto per un problema di poltrone, ma l’amministrazione regionale spinge verso il polo unico. Il banco di prova lombardo faciliterebbe una intesa simile a Roma, sia pure con numeri ed efficienza ben differenti. All’interno del M5S le posizioni sull’operazione non sarebbero univocamente contrarie.
Accusata di praticare prezzi molto elevati
sull’alta velocità, Fs ha messo in campo Busitalia per riequilibrare l’offerta e allargarla alle aree non servite dai treni super rapidi, aumentando anche le navette tra le stazioni dell’alta velocità e le città limitrofe, un’idea realizzata prima dal concorrente Italo. La società ha già opzionato 3 mila autobus pronti a fare concorrenza a Flixbus, il gruppo tedesco attraverso cui si possono prenotare autobus extraurbani a prezzi low cost in tutta Europa, una piattaforma nata sulla falsariga di Uber che in Italia ha già trasportato tre milioni e mezzo di persone, ma che ha rischiato di essere «spenta» da un emendamento inserito nel decreto Milleproroghe. L’attacco sarebbe stato sventato con una modifica all’interno del decreto legge Enti locali, ma in attesa dell’annuncio (e del testo) ufficiale il ricco mercato degli autobus fa gola a Mazzoncini: l’obiettivo è di passare entro il 2026 dall’attuale 6 per cento di copertura del territorio al 25 per cento.