PERRESISTERE NEI MOMENTI DI CRISI CI VOGLIONO FEDE ECARATTERE
«Quella del celibato è una scelta dura, radicale, che di fronte alle difficoltà della vita aumenta la sua pesantezza». «Ma una cosa sono gli ex preti sposati o i momenti di cedimento, altra cosa è la pedofilia, crimine orrendo». Parla l’arcivescovo Gianfr
Ma come è possibile rinunciare a fare l’amore, il momento di più alta intimità tra un uomo e una donna da cui nasce anche la vita? Dove trova la forza chi ci rinuncia come i sacerdoti, le suore ed i religiosi della Chiesa cattolica?
È una scelta strettamente personale che si fa per sentirsi il più vicino possibile al modello di vita offerto da Gesù, che dà sempre la forza di affrontare qualsiasi prova, anche la più complicata e proibitiva.
Domande non certo facili su sessualità e desiderio a cui risponde uno dei più stretti collaboratori di Papa Francesco in materia di morale e di norme canoniche, per il quale ha operato nella Congregazione della dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio) guidato dal cardinale-prefetto Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI. È l’arcivescovo Gianfranco Girotti (80 anni il 21 aprile prossimo), Reggente emerito della Penitenzieria apostolica, il dicastero vaticano che giudica i più gravi peccati (i Delicta graviora) del clero. Membro anche della Commissione speciale che tratta le cause di nullità dell’ordinazione sacerdotale. Un impegno che lo porta spesso a occuparsi di casi di crisi vocazionali anche a causa del vincolo celibatario.
Monsignor Girotti, il celibato è una scelta difficile. Come può una persona compiere un passo tanto radicale e, visto dall’esterno, non in sintonia con la natura umana?
Chi si impegna a rispettare il celibato, come i sacerdoti, o emette il voto di castità, come i religiosi e le religiose, lo fa liberamente, accettando senza condizionamenti il modello di vita di Gesù, che si è dedicato interamente all’uomo, fino all’estremo sacrificio della Croce. È a questo modello si guarda quando si decide di non creare una propria famiglia, ma di dedicarsi solo alla Chiesa sulla strada di Gesù. Con questa spinta, le difficoltà si superano. Anche il peso della castità.
Una scelta non facile, anche se il modello è Gesù.
È una scelta difficile, dura, radicale, la cui pesantezza si avverte in particolare col passare degli anni e quando le difficoltà della vita si fanno più gravi. Ma proprio in questi
momenti ci si deve abbandonare con più determinazione a Cristo, legandosi intimamente e con più intensità a Lui. E la grande maggioranza lo fa con slancio. Anche se non mancano momenti di crisi.
Come un uomo o una donna sentono di volersi dedicare alla Chiesa accettando il celibato?
Provando, giorno dopo giorno, un fortissimo desiderio di volersi dedicare al Signore. Si sente una forte attrazione, un impeto, verso Dio, per amore del quale si decide di servire liberamente la Chiesa e i più bisognosi. Ma chi accetta il celibato deve essere pienamente consapevole della bellezza dell’amore in tutte le sue forme, sia spirituale che materiale. Deve essere una scelta spontanea e normale, non un atto eroico. E gli anni del seminario sono fondamentali per capirlo.
Quali sono i maggiori pericoli che possono mettere in crisi il voto di castità?
In primo luogo le fatiche che si accumulano con gli anni. Poi non va sottovalutato che viviamo in una società piena di tentazioni, di pericoli di vario genere che possono mettere a dura prova i più fragili e soli. Tutto dipende dalla forza del carattere di chi sceglie la vita celibataria. Ma chi sbaglia, per fragilità o debolezza, può essere assolto se si confessa e dimostra di essere sinceramente pentito. Deve farlo però in piena libertà e senza costrizioni. I religiosi, in verità, facendo vita comunitaria, sono meno soli e possono essere aiutati meglio dei preti.
Ma ci sono anche sacerdoti e suore che si sposano.
In questi casi nella Chiesa esiste l’istituto della dispensa e la riduzione allo stato laicale. Un tempo era molto difficile ottenerla. È dal 1964, grazie a Paolo VI, che la Chiesa incominciò ad aprirsi a questi problemi. Ed in effetti la richiesta di dispense raggiunse il picco tra gli anni Sessanta-Settanta. Ultimamente è un fenomeno che si è in parte attenuato. Anche se sono aumentati i giovani sacerdoti che, dopo poco tempo l’emissione dei voti, rinunziano alla vita ecclesiale e si sposano. Ma sono sempre figli della Chiesa come ricorda papa Francesco che durante il Giubileo della misericordia ha significativamente visitato alcune famiglie di ex preti sposati.
Non crede che se la Chiesa cattolica permettesse ai sacerdoti di sposarsi tanti problemi legati al celibato obbligatorio verrebbero meno?
Non credo. Anche se forse col tempo qualche apertura si potrebbe prevedere magari con l’ammissione al sacerdozio dei Viri probati, cioè uomini sposati avanti con gli anni o vedovi giudicati idonei a servire anche la Chiesa. Ma il sacerdozio celibatario è una tradizione che difficilmente sarà messa in discussione, anche se nelle Chiese greco-cattoliche orientali il clero può sposarsi. Si tratta di tradizioni che vanno rispettate.
Qualcuno sostiene che la pedofilia nel clero è conseguenza del celibato e del voto di castità.
Sciocchezze. La pedofilia è un orrendo delitto della nostra società, un crimine ancora più grave se commesso da un prete. Anche un solo caso è troppo. È un male che va combattuto. La Chiesa già lo fa e le nuove norme varate dagli ultimi pontefici stanno andando verso la giusta direzione.