Troppa repressione ma l’Etiopia cresce spinta dall’Oriente
«L’Etiopia è uno dei Paesi africani con l’economia gestita meglio » ha dichiarato Martyn Davies, direttore dei mercati emergenti della società di consulenza Deloitte. Il Paese cresce a ritmi sostenuti e pure per il 2017 la Banca mondiale prevede un rialzo del Pil dell’8,9 per cento. Nei primi sei mesi dell’anno fiscale 2016-2017 in Etiopia sono arrivati oltre 1 miliardo di investimenti stranieri, in particolare di aziende cinesi e indiane che aprono fabbriche tessili. La fondazione Mo Ibrahim
sottolinea come la disoccupazione giovanile sia rimasta stabile pure grazie a programmi di sviluppo agricolo per diversificare la produzione. Il flusso dei migranti che lascia il Paese è ancora alto: oltre 700 mila nel 2015, nel 2016 90 mila solo nello Yemen. «Nei primi mesi del 2017 il numero è un po’ sceso» osserva Bram Frouws, coordinatore del Regional mixed migration secretariat nel Corno D’Africa. «Ma il flusso continuerà, se la situazione politica non cambia e la siccità non finisce».
«Nonostante una contrazione recente dell’economia, il tasso di disoccupazione è al 5,7 per cento e quella giovanile all’8,1» rileva l’agenzia Africanews. fr. La Banca mondiale, nel suo ultimo rapporto Africa pulse, scrive che l’Etiopia è «una delle poche economie dell’Africa sub-sahariana mai scesa sotto il 5,4 per cento di crescita nel biennio 2015-2016». Ma, riferendosi alle proteste del 2016, il Financial Times scrive: «Il governo ha giurato di reagire contro chi mette in pericolo il plurilodato modello economico del Paese». Preoccupazioni riprese anche dal sito economico Quartz.com: «I diritti umani possono mettere a rischio le ambizioni dell’Etiopia di diventare una potenza in campo tessile».
IL PARERE DI FADI HASSAN Docente di economia al Trinity college di Dublino.
L’agricoltura è ancora un settore cruciale sia per il mercato domestico sia per l’export sempre più diversificato: non solo caffè ma anche fiori e soprattutto zucchero, di cui l’Etiopia si stima diventerà uno dei maggiori produttori. Il governo è molto attivo nella creazione di parchi industriali e infrastrutture. Il Paese offre opportunità per le imprese europee. Entro il 2021 importerà macchinari per almeno 4 miliardi di dollari. Tuttavia il rischio legato al quadro politico e agli scontri etnici è alto. Inoltre siccità e cambiamenti climatici possono influire negativamente sul futuro dell’agricoltura.