L’incubatore di Pavia sorge nell’area abbandonata della Necchi.
IL POLO TECNOLOGICO DELLE START-UP
Quello di Pavia è un polo tecnologico privato e un esempio di come volontà e spirito di iniziativa possano cancellare anni di infruttuosi tentativi pubblici. Nell’area desertificata dalla deindustrializzazione, oggi funziona un polo che sviluppa start-up, servizi per le imprese, coworking, mette in palio borse di studio per startupper e ospita l’unica sede italiana di Mind the bridge, il ponte verso la Silicon Valley. «Nel 2000 l’azienda della mia famiglia, l’immobiliare Durabo, ha acquistato l’area industriale ex Necchi» racconta il 33enne presidente Tommaso Mazzocchi. «Il mio obiettivo era creare qualcosa che agganciasse il mondo universitario alla città, anche se il percorso non mi era ancora del tutto chiaro».
Dopo i primi contatti con gli enti pubblici, l’obiettivo è risultato chiaro «anche se alla fine abbiamo dovuto procedere da soli». Il Polo è partito aprendosi a tutto il mondo professionale e imprenditoriale alimentando una trasversalità che sviluppa idee, contatti e crescita. Qui lavorano oggi 45 aziende start-up e sono state erogate borse di studio per 200 mila euro in quattro anni. Risultato? La nascita di due aziende agli antipodi: la MyAgonism, che ha sviluppato un software per calcolare il rendimento sportivo, e la Ecir, che ha brevettato la vetrificazione delle scorie nucleari.