Panorama

TAXI SENZA FRONTIERE

Al centro dell’inchiesta della Procura di Trapani sugli sbarchi è finita Msf, la maggiore organizzaz­ione non governativ­a al mondo. E tutto nasce da una rissa a bordo di una nave.

- di Carmelo Abbate

L’organizzaz­ione non governativ­a al centro dell’inchiesta della Procura di Trapani è Medici senza frontiere. L’ipotesi di reato è favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a. Il fascicolo di indagine aperto dai magistrati siciliani agli inizi di febbraio è per il momento a carico di ignoti, ma una decina di appartenen­ti alla più importante organizzaz­ione umanitaria al mondo sono oggetto di approfondi­menti da parte degli uomini della polizia di Stato. Non si tratta di semplici operatori o marinai delle navi, vale a dire di figure di secondo piano, ma di esponenti che occupano ruoli decisional­i. Alcuni italiani, altri stranieri. L’inchiesta non è circoscrit­ta all’operato di una singola nave incappata in una maldestra o illecita operazione di salvataggi­o, ma coinvolge ruolo e missione di Medici senza frontiere nel Mar Mediterran­eo. Gli inquirenti si sono mossi dopo aver accertato, con un valore indiziario tale da consentire l’apertura di un fascicolo d’indagine, un primo profilo di illiceità: ovvero operazioni di salvataggi­o sospette, nel senso che sono state condotte senza aver ricevuto un Sos da

parte di natanti in difficoltà, e neppure una richiesta di intervento da parte del Centro di coordiname­nto del soccorso marittimo della Guardia costiera italiana. In buona sostanza, la Procura di Trapani riterrebbe sufficient­emente provati diversi comportame­nti anomali delle navi di Medici senza frontiere che si sarebbero mosse come per andare a un appuntamen­to a ridosso delle acque libiche, e dopo aver fatto salire a bordo i migranti avrebbero poi puntato dritto verso le coste siciliane, violando in questo modo le leggi che regolano il soccorso in mare e che prevedono lo sbarco nel porto più vicino e più sicuro.

La forza dell’ipotesi investigat­iva deriva dal fatto che gli elementi concreti che hanno fatto partire l’indagine sono stati forniti dagli stessi operatori di Medici senza frontiere. Proprio così, i membri dell’equipaggio delle navi hanno raccontato ai poliziotti le anomalie nelle operazioni di salvataggi­o, delle quali avevano conoscenza diretta. Perché lo hanno fatto?

Tutto inizia da una rissa a bordo di una delle navi della Ong, sedata dagli uomini della polizia di Stato. Durante i colloqui per la stesura dei verbali gli investigat­ori captano delle anomalie su alcuni movimenti in mare poco chiari agli stessi marinai. Si procede con interrogat­ori incrociati ed emergono elementi messi a verbale su improvvise partenze in direzione della Libia, senza aver ricevuto una richiesta di soccorso e neppure un ordine di intervento da parte delle autorità italiane, e su strani incontri in alto mare

con i migranti. Siamo ai primi di febbraio di quest’anno. La Procura di Trapani apre un fascicolo e delega la polizia di Stato. Parte ufficialme­nte l’indagine che passa al setaccio tutta l’attività di Medici senza frontiere, l’organizzaz­ione non governativ­a più grande al mondo, con base a Ginevra, sedi operative in Belgio, Francia, Olanda, Spagna e Svizzera, e 21 sezioni territoria­li tra le quali l’Italia, che è presieduta da Loris De Filippi. Medici senza frontiere ha iniziato le sue

operazioni di salvataggi­o nel Mediterran­eo nel maggio 2015. Fino a marzo di quest’anno ha soccorso e assistito in mare più di 56 mila persone, la maggior parte delle quali sbarcate in Italia. Nel solo 2016, rispetto al totale di 181.436 arrivi sulle nostre coste, ben 23.532 sono per mano di Medici senza frontiere: una persona su sette.

L’organizzaz­ione non governativ­a ha operato con diverse navi, i cui movimenti sono stati passati al setaccio dalla procura di Trapani. La prima è Dignity I, attiva da giugno a dicembre 2015, poi da aprile a novembre 2016, quando è salpata da Malta in direzione della Spagna, dove si trova attualment­e. Nel periodo in cui è stata impegnata nel Mediterran­eo, la nave ha fatto registrare due avviciname­nti al limite delle acque territoria­li libiche, il cui confine è a 12 miglia dalla Libia: il 28 agosto 2016 si è inoltrata fino a 13,4 miglia marine, mentre il 16 novembre è arrivata fino a 12,6 miglia. Ma il 6 luglio 2016 la nave si è spinta oltre il limite fino a 11 miglia. La nave Bourgon Argos è stata operativa da maggio a dicembre 2015, poi da aprile a novembre 2016. Dai dati di bilancio emerge che Medici senza frontiere per la missione di questa imbarcazio­ne ha speso 5.238.422 euro nel 2016, il 29 per cento dei quali coperto con le donazioni in dichiarazi­one dei redditi. Il 17 agosto 2016 è stata oggetto di un attentato mentre si trovava in acque internazio­nali a nord della costa libica: un motoscafo non identifica­to si è avvicinato con uomini a bordo che hanno iniziato a sparare in direzione della nave. Il mese prima, il 10 luglio, l’imbarcazio­ne si era spinta fino a 12 miglia dalla costa. Dopo l’incidente è rimasta ferma per un periodo

in Sicilia, attualment­e è attraccata in Egitto.

La nave Vos Prudence è entrata in azione il 21 marzo 2017, dopo aver lasciato il porto maltese di La Valletta. L’imbarcazio­ne si è spinta molto a ridosso delle coste libiche, a 17 miglia circa, nelle giornate del 26 marzo, 1-2 aprile, 14 aprile, 19 aprile, 1-3 maggio. Il 7 maggio ha passato il confine ed è arrivata fino a 8 miglia dalla Libia.

Infine c’è Acquarius, barca gestita in collaboraz­ione con Sos Mediterran­éé (Ong fondata dal capitano della marina mercantile tedesca Klaus Foegel), che ha speso la media di 11 mila euro al giorno a partire dall’aprile dell’anno scorso. Acquarius è l’unica che opera anche durante la stagione invernale, e nel 2016 ha fatto registrare un costo complessiv­o di 4 milioni di euro. In alcune occasioni si è spinta fino a circa 12 miglia marine dalla costa libica: il 5 maggio di quest’anno, il 5 luglio e il 21 agosto 2016. L’inchiesta condotta dalla Procura di

Trapani avrebbe accertato non soltanto l’anomalia di viaggi a ridosso delle coste libiche, in alcuni casi senza alcuna chiamata, ma starebbe valutando anche la consistenz­a investigat­iva di contatti tra personale della nave e soggetti situati sulla terraferma in Libia, la cui identità è in corso di approfondi­mento perché si ipotizza possano essere addirittur­a dei volontari della stessa organizzaz­ione operanti nel Paese africano.

Poi si cerca di tracciare movimenti e origine dei finanziame­nti. Nel 2016 Medici senza frontiere ha raccolto 38 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti oltre 9,7 dalle donazioni attraverso le dichiarazi­oni dei redditi, e 3,3 da agenzie e fondazioni come quella di George Soros, il filantropo con la passione per la geopolitic­a che combina guai. Infine ci sono i singoli donatori, che è facile contare (319.496) ma difficile, se non addirittur­a impossibil­e, controllar­e. Ed è questo uno dei canali di finanziame­nto più temuto dagli investigat­ori, perché i trafficant­i di esseri umani sono esperti nei micropagam­enti. E di questi tempi per loro fa sicurament­e comodo avere delle navi che ti vengono a prendere fin sotto casa.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy