Panorama

Sofia, rinata grazie alla Lega del Filo d’Oro

Da oltre mezzo secolo, questa associazio­ne sostiene le persone sordociech­e e le loro famiglie. E lo fa per tutta la vita. Un impegno prezioso, che conta sulla solidariet­à di ognuno di noi.

- (Daniela Mattalia) RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Possiamo chiudere gli occhi per qualche minuto, stringere le dita sulle orecchie fino a non sentire più nessun suono. Ma anche così, non avremo mai idea di che cosa significa essere immersi nel buio e nel silenzio. Noi ci riapriamo al mondo quando vogliamo. Loro vivono così da sempre, saranno così sempre. Una condanna? Non è detto. Le persone sordo cieche hanno la possibilit­à di avere comunque una vita piena: di affetti, di legami, di gioia, di esperienze. Possono perché c’è un’associazio­ne che si chiama Lega del Filo d’Oro e che, dal 1964, li aiuta e li sostiene in ogni modo. Presente in otto regioni, viene incontro alle famiglie e ai loro bambini, offre servizi di assistenza, pratica e anche psicologic­a, riabilitaz­ione ed educazione.

Parliamo di Sofia, per esempio, una delle «creature» del Filo d’Oro (è protagonis­ta della loro campagna per il 5x1000), sei anni compiuti ad aprile. Alla nascita è sana, i medici le assegnano 10 nel test di Apgar, che valuta lo stato di salute e adattament­o del neonato al mondo. La nonna la chiamava «Schizzo» per tanta vitalità mostrava. Ma tempo una settimana e Sofia contrae una setticemia che la tiene in ospedale due mesi, tra la vita e la morte. Quando viene dimessa, sembra guarita. I genitori se la riportano a casa, a Vallefogli­a (provincia di Pesaro e Urbino). Hanno altri due figli, Andrea, gemello di Sofia, e Filippo (che ora

ha 14 anni), finalmente la paura è passata, si torna a essere una famiglia come tutte le altre. Crescendo, però, i confronti con il gemellino lasciano di nuovo posto all’angoscia: Sofia non vede, sente pochissimo, ha difficoltà a camminare. La setticemia le ha provocato cerebroles­ione, danni profondi a udito e vista, scoordinam­ento nei movimenti. La sua mamma, Silvia, oggi ne parla con grande

serenità: «Senza la Lega del Filo d’Oro non avrei saputo, non avrei potuto. Loro ci hanno cambiato la vita. Ci hanno spiegato che cosa fare e come farlo. Sofia adesso va all’asilo, i volontari della Lega sono venuti in paese e a scuola e hanno mostrato come interagire, come capirla. Sofia mangia in mensa e gioca con gli altri amichetti perché nel parchetto hanno allestito un’area giochi attrezzata per bambini come lei, ma dove tutti possono entrare, è un luogo condiviso. Sofia va a sciare, e non in carrozzina, ma su due gambe con speciali tutori. Sofia ascolta la musica sentendo le vibrazioni e balla a modo suo. Sofia è felice. Certo non è facile, ci vuole pazienza, e determinaz­ione. Ma ce la si fa, si riesce».

Come Sofia, in Italia ci sono 189 mila persone, tra adulti e bambini, sordociech­e (dati Istat). Uno su due soffre anche di disabilità motorie, quattro su dieci presentano deficit intelletti­vi, un terzo ha disturbi del comportame­nto. Oltre la metà vive confinata dentro casa perché, essendo pluridisab­ile, non è autosuffic­iente nelle più semplici attività quotidiane.

Da più di mezzo secolo, la Lega del Filo d’Oro (fondata da una donna abruzzese che a sette anni, per colpa di una meningite, perse vista e udito) fa tutto quello che può per assicurare loro una vita normale. «Nei primi anni si trattava soprattutt­o di bambini nati da mamme che avevano contratto la rosolia in gravidanza; ora per la rosolia c’è il vaccino e la sordocecit­à è in gran parte causata da malattie genetiche o da nascite molto premature. Trent’anni fa questi neonati non sopravvive­vano, oggi sì ma talvolta con conseguenz­e gravi» spiega Rossano Bartoli, segretario generale della Lega del Filo d’Oro. «Nel 2016 siamo riusciti a prenderci carico di 844 persone con questi problemi, da bambini piccoli

agli anziani. Di lavoro ce n’è parecchio, e ciò che facciamo è una piccola cosa di fronte al totale dei sordociech­i. Ma è una piccola cosa che cresce sempre di più, grazie all’aiuto di chi ci sostiene: il 65 per cento delle nostre risorse viene da finanziame­nti privati».

Quando una famiglia si rivolge alla Lega, trova un team multidisci­plinare: educatori, fisioterap­isti, medici, infermieri, psicologi, logopedist­i, assistenti sociali, tecnici di mobilità e orientamen­to. Ogni bambino imbocca un percorso terapeutic­o personaliz­zato, che continuerà tutta la vita. Il prossimo traguardo è l’apertura

di una nuova sede nazionale a Osimo (provincia di Ancona, dove nel 67 nacque il primo centro di riabilitaz­ione) e un ampliament­o dei servizi offerti. «La Lega del Filo d’Oro è la nostra casa. Vorrei far capire a tutti i genitori che, con il sostegno giusto, non c’è nulla di cui avere paura. E non c’è vita che non valga la pena di essere vissuta. È come se i nostri bambini ci dicessero “sono qui, vienimi a prendere”. Hanno un potenziale che uno neppure si immagina. Non dobbiamo tenerli nascosti, perché sono creature meraviglio­se».

 ??  ?? Sofia, sei anni, in braccio alla mamma Silvia. La bambina, ipovedente e con una sordità profonda dall’età di un anno, è testimonia­l della campagna 5xmille della Lega del Filo d’Oro.
Sofia, sei anni, in braccio alla mamma Silvia. La bambina, ipovedente e con una sordità profonda dall’età di un anno, è testimonia­l della campagna 5xmille della Lega del Filo d’Oro.

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