Alitalia, allo studio i dipendenti-soci
Prende quota l’ipotesi di un «nocciolino» su cui ricostruire la compagnia. Anche per evitarne lo spezzatino.
Mentre le ipotesi sul futuro dell’Alitalia in amministrazione straordinaria si sprecano e, dalla Lufthansa alle Fs, i supposti cavalieri bianchi a uno a uno si sfilano, almeno a parole, c’è qualcosa che si muove dentro la compagnia. Senza clamore, con un tam tam impercettibile all’esterno, nel quartier generale di Roma Fiumicino sta prendendo corpo una proposta di azionariato dei dipendenti. Il progetto è ancora embrionale, allo studio con un pool di avvocati. Ma è considerato l’unica chance per rimettere insieme i cocci e tenere in pista la compagnia.
È una via complessa, irta di difficoltà, ma indicata come la sola perseguibile per la salvezza anche da Domenico Cempella, che dell’Alitalia è stato il capo più amato. Proprio al suo esordio da amministratore delegato, nel 1996, la compagnia anche allora sull’orlo del collasso si salvò distribuendo ai dipendenti un pacchetto di azioni pari al 20 per cento del capitale. Si ottenne la pace sociale, sia pure provvisoria, più un aumento della produttività e la rinuncia agli aumenti salariali da parte dei dipendenti. Quell’esperienza, però, generò diversi risvolti negativi, compresa una lunga serie di dissidi all’interno dei sindacati di riferimento dei tre dipendenti cooptati nel consiglio di amministrazione, che portò la compagnia al limite dell’ingovernabilità.
Per rilevare almeno una parte del capitale, oggi i dipendenti potrebbero mettere in campo i loro fondi pensione, che fungerebbero da garanzia per ottenere dalle banche il finanziamento necessario. Il loro impegno potrebbe suonare ad altri potenziali investitori come una garanzia per il futuro, una promessa di relazioni interne non conflittuali, la volontà unanime di far funzionare l’azienda, persino la possibilità di arrivare a una riduzione del costo del lavoro condivisa. Non solo. Lo spauracchio più temibile per i dipendenti è che gli eventuali acquirenti abbiano tutto l’interesse ad aspettare che l’Alitalia fallisca, per conquistarne i bocconi più pregiati a prezzi da saldo. Senza un’offerta per rilevarla in toto, i commissari potrebbero procedere alla vendita pezzo per pezzo. Con l’offerta dei dipendenti, invece, gli altri potenziali pretendenti sarebbero costretti a misurarsi in una gara per contendersi l’Alitalia tutta intera.
(Alessandra Gerli)