Guerra santa sulla basilica di Norcia
In Umbria infuria la polemica sui progetti per la ricostruzione e sul futuro dei monaci.
Proprio mentre la Regione Umbria della governatrice Catiuscia Marini si rilancia turisticamente con una campagna promozionale artistico-culturale, in provincia di Perugia, per la precisione a Norcia, in piena emergenza post terremoto, rischia di scoppiare una «guerra santa». Il casus belli è la ricostruzione della basilica di San Benedetto, che la violenta scossa del 30 ottobre del 2016 ha quasi completamente distrutto, risparmiando solo la facciata. I lavori di messa in sicurezza dell’edificio sono quasi ultimati e ora si avvicina il momento delle decisioni sulla ricostruzione. L’arcivescovo Renato Boccardo ha proposto di bandire «un concorso internazionale per un progetto che tenga insieme i pezzi rimasti della chiesa, la facciata, l’abside, la base del campanile, collegandoli a un’aula liturgica nuova che custodisca la memoria del passato, aprendosi al presente e al futuro».
Il monsignore, quindi, prospetterebbe soluzioni avveniristiche, con una miscela di antico e di contemporaneo. Tuttavia la sua proposta ha messo in agitazione la popolazione e in molti si sono rivolti agli uffici del sindaco, Nicola Alemanno, esprimendo il timore di veder trasfi- gurato questo edificio noto nell’intero pianeta.
Sul tema dovranno comunque esprimersi altri soggetti come il commissario alla ricostruzione Vasco Errani, la Regione, il Comune e il ministero dei Beni culturali. Il Soprintendente speciale per l’area del terremoto Paolo Iannelli, e la Soprintendente dell’Umbria Marica Mercalli, hanno detto a Panorama di non avere ricevuto nessuna comunicazione e hanno precisato che oltre il 50 per cento dell’edificio si è salvato. Pertanto uno stravolgimento non sarebbe possibile.
C’è un altro tema caldo. Dal futuro della basilica dipende quello dei monaci benedettini che lì risiedevano fino al terremoto e ora si sono trasferiti nel monastero di San Benedetto in Monte. I religiosi, dopo la ricostruzione, dovrebbero condividere i locali con il vescovo e il parroco della concattedrale, ma questo limiterebbe molto i loro spazi tant’è che hanno chiesto di avere almeno la cripta della basilica. In caso contrario resterebbero nel monastero. Ma allora Norcia dovrebbe rinunciare ai loro canti gregoriani che attirano i turisti di tutto il mondo. Proprio quelli che la Regione sta faticosamente tentando di recuperare dopo il terremoto. (Laura Della Pasqua)