Il compleanno di Sgarbi
Mentre il critico d’arte festeggia i suoi primi 65 anni, un simposio di «esperti» s’interroga sulle tante vite di un uomo che ha sovvertito ogni regola.
Hanno provato a raccontare «l’uomo Vittorio» per cercare di comprendere il «fenomeno Sgarbi». E nessuno ci crederà, ma quando si è parlato della madre Rina il volto di Vittorio Sgarbi si è turbato e intimidito, («Non avete ancora capito che il segreto di mio figlio è la timidezza» rivelò un giorno proprio la madre), davvero è parso emergere, a tratti, il demone della malinconia che Sgarbi sempre tenta di dominare travestendosi da provocatore incontenibile e da agitatore indomabile.
A Fontanellato, in provincia di Parma, nel labirinto della Masone dell’editore Franco Maria Ricci, domenica 7 maggio, ben 24 amici-studiosi hanno tentato di sciogliere l’enigma Sgarbi in quella che è stata chiamata Diversi Sgarbi, una giornata di con
fronto e studio, ma che si è subito tramutata in una serata dadaista che la «zanzara» Giuseppe Cruciani ha addirittura definito «una parata coreana in stile Kim II-sung».
L’evento, organizzato dalla casa d’aste Finarte e da Giampaolo Cagnin in occasione del 65esimo compleanno di Sgarbi, è stato in verità un omaggio al «Vate», all’ultimo D’Annunzio almeno per quantità di acrobazie intellettuali, opere raccolte e donne abbondonate prima che sedotte. Cos’è la casa che Sgarbi possiede a Ro Ferrarese, 4 mila opere acquistate, 1.220 marmi custoditi e 380 mila volumi archiviati, se non un altro Vittoriale? Da anni Sgarbi rovista l’Italia dimenticata e la canta come fosse un paradiso perduto, da anni aggiorna l’almanacco dei tesori nazionali e ne denuncia la minaccia per opera delle «capre» che sono ormai il suo tormento d’epoca insieme alle pale eoliche che, è risaputo, Sgarbi vorrebbe «infilare in culo».
Studiato come un rompicapo accademico, Sgarbi è stato quasi disteso sul lettino (già nel 1991 uno psicoanalista junghiano, Aldo Carotenuto, venne chiamato a esprimersi in maniera scientifica su di lui), è stato imbrigliato dagli interventi che sono iniziati con l’equiparazione tra Sgarbi e Don Chisciotte fatta dal patron di Eataly, Oscar Farinetti («Me lo immagino sempre a cavallo e con la lancia come l’eroe di Cervantes») e proseguiti con gli azzardi filosofici del critico musicale Fabio Canessa che ha addirittura suggerito, per interpretare Sgarbi, la lettura delle poesie di Guido Gozzano e dei romanzi di Luigi Pirandello per poi, con voce sicura e accademica, concludere: «Attenzione, dietro Sgarbi c’è Kierkegaard».
In realtà da anni, dietro Sgarbi, c’è
la compagna Sabrina Colle, che a Fontanellato ha fatto trasportare la mostra Caro
Vittorio, un insieme di olii su tela di Lino Frongia, acquerelli di Tullio Pericoli e fotografie di Helmut Newton che hanno come protagonista proprio Sgarbi; e che la Colle non solo ha con pazienza radunato ma ha fatto esporre e titolare Oltre il limite. A chi le ha chiesto come facesse a trattenere Sgarbi, lei ha detto: «Lo tengo finché si può. Ma rimane pur sempre a me il privilegio di custodire l’originale», e ha poi con dolcezza confidato dell’infedeltà, non solo intellettuale, del «suo» Vittorio.
Più di qualcuno ha pensato che Sgarbi, alla fine, con uno dei suoi gesti futuristi, non si presentasse a questo party-seminario in suo onore che, scherzosamente, il giornalista amico Carlo Vulpio ha definito una sorta di «funerale anticipato» perché «è chiaro che tu, Vittorio, ci hai fatto venire fin qui per poter sapere cosa si dirà al tuo funerale». A quel punto Sgarbi si è steso per terra e si è fatto fotografare in posizione funebre accanto a un ritratto che un’ammiratrice gli