Panorama

Gli ottomila della vita

- di Margherita Oggero

IL FATTO Lo scorso 11 maggio, Nives Meroi e il marito Romano Benet, entrambi alpinisti, sono diventati la prima coppia al mondo ad aver scalato, sempre legati dalla stessa corda, tutte le quattordic­i montagne del pianeta sopra gli ottomila metri: l’ultima conquista, la cima dell’Annapurna (8.091 metri), in Nepal. A ben pensare, oltre a essere due grandi sportivi, sono l’emblema della coppia, dello stare insieme nelle sfide, nelle gioie, nei dolori. Si può identifica­re in loro, insomma, anche chi alpinista non è.

Serata di maggio. Il temporale si sta allontanan­do, ma il cielo è ancora rischiarat­o dallo zigzag dei fulmini, cui segue il rumoreggia­re dei tuoni.

«Se ti coglie un uragano così sul K2 o sull’Everest, come fai a scamparla?» chiede Carla, in piedi davanti alla finestra. Bello e rassicuran­te osservare le sferzate di pioggia contro i vetri stando al sicuro nell’intimità della casa.

«Non so» risponde il marito. «Ma non è che la cosa mi preoccupi troppo: tu e io non abbiamo mai pensato di affrontare gli ottomila, non siamo una coppia da competizio­ni estreme, al massimo una camminata in salita per visitare le cappelle del Sacro Monte di Orta e, più di trentanni fa, i gradini della torre di Pisa».

«Vero, mai stati molto sportivi, anche se adesso mi dispiace un po’ non aver provato certe emozioni. La gioia della conquista delle cime, per esempio, il brivido nell’aver superato la propria resistenza alla fatica, alle avversità».

«Carla, anche noi abbiamo vinto certi ottomila. Non sull’Annapurna, non sul Nanga Parbat, ma qui a Milano. Sempre insieme, da cinquant’anni, e di temporali ce ne sono stati parecchi: non solo le impazienze mie e tue, certe incomprens­ioni e ripicche, ma le adolescenz­e difficili di Paola e Giuliano, quando ci sembrava di avere degli alieni incomprens­ibili e ribelli in casa, e poi la mia malattia, che ho vinto soprattutt­o grazie al tuo appoggio, e lo sfinirsi nell’assistenza ai nostri vecchi, e la loro morte...» «Campioni anche noi, dici?». «Campioni diversi, di affetto condiviso».

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