La chiave di tutto è conoscere
Ha portato Barack Obama in Italia per parlare di food. Marco Gualtieri è un globe trotter. Idealista e bon vivant.
Ha una sua frase-tormentone, Marco Gualtieri: «Food is the new internet», il cibo è il nuovo internet, ovvero opportunità, rivoluzione, futuro. Un’altra specificità di questo ex ragazzo (ha 46 anni) delle new economy è che non ha paura della parola «lobby»: Perché lui, sulla capacità di fare relazioni, ha costruito una macchina da guerra, la Seeds & chips, società che organizza eventi e fa per l’appunto lobby nell’accezione nobile del termine, facilitando gli incontri tra eccellenze, imprenditori, giovani ed esperti, che così possono creare business. Tanto per capirci Marco Gualtieri è l’uomo che ha portato a Milano, il 9 maggio scorso, per il Summit sul cibo da lui organizzato, Barack Obama, l’ospite più straordinario di una serie di leader (per ascoltarlo c’è chi ha pagato fino a 850 euro). È nel board del Robert F. Kennedy Center, che si occupa di giustizia e di diritti umani. È milanese di nascita, ma apolide per vocazione. Gira il mondo, ha un’agenda invidiabile, nel 1998 fondò TicketOne poi ceduta nel 2008. È un visionario, che ama pensare in grande. Non sta esagerando? o? Barack Obama come relatore. Seed & chips è una startup. Ho solo alzato l’asticella. Voglio dare una manono ai giovani. Noi italiani abbiamo tradizioni, sapori, ri, cultura. Nel 2000 fu il Giubileo a ispirami: mi inventai ventai la Italy welcome card per offrire una serie di serviziervizi ai turisti. È stato Expo a darmi il «la». Ha deciso di scommettere mettere sul cibo. Ho solo capito che l’ideaidea di fondo di Expo doveva essere portata avanti, che Milano poteva diventare la capitale del food come lo è del design e della moda. Ma come è arrivato ad Obama? Grazie ad Eric Lewis, il pianista jazz di colore molto amato dall’ex presidente. Siamo amici, mi ha fatto conoscere Michelle e Barack. In America tante persone mi aiutano e condividono il mio entusiasmo. La fatidica lobby. Sì, ma pulita. Gran parte degli incontrii del Seed & chips summit sono dedicati a ai giovani, che hanno cinque minuti per incontrare un leader, esporre il loro progetto. In alcuni casi hanno trovatot il finanziatore.
Le sue prossime mete, fisiche e di idee? Seattle, che per tanti versi assomiglia a Milano. Sto lavorando per un gemellaggio fra le due città. Indirizzi preziosi a Seattle? È d’obbligo andare al Pike market, l’antico mercato locale dove vendono e cucinano di tutto. Come ristorante consiglio quello in cima allo Space Needle, la torre simbolo della città: mentre pranzi gira a 360 gradi e vedi l’oceano, le montagne, la città. Il quartiere più frizzante del momento è Capitol Hill. In generale, qual è il suo piatto preferito? L’insalata di pesce, da gustare rigorosamente tiepida. Vino? Più d’uno... Le mie preferenze vanno sui rossi. È banale dire che adoro il Barolo? Ma mi piacciono anche Nero d’Avola e Lagrein. Frequenta anche Washington: suggerimenti? Lì ho un hotel del cuore, l’Hay-Adams, proprio di fronte alla Casa bianca. In stanza, come benvenuto, trovi una piccola White house di cioccolato. Altri hotel? Il de Russie a Roma, il Verdura resort a Sciacca (AG), il Santa Caterina ad Amalfi. Ma di tempo per le vacanze ne trova? Pochissimo, mi concedo ogni anno una settimana a Ischia, anche per seguire il festival di cinema che organizzano lì. Ho sempre collezionato begli incontri. Sono stato spesso ospite a Li Galli, isolotto tra Capri e Positano: un gioiello. E di tempo per leggere? Leggo solo quando sono in vacanza L’ombra del
vento di Carlos Ruiz Zafón, forse perché è ambientato a Barcellona, città che amo molto. L’arte la appassiona? L’arte contemporanea mi affascina, anche la street art: penso per esempio a Shepard Fairey. È stato fondatore di TicketOne e ha prodotto alcuni artisti. Ma lei chi ascolta? I Coldplay e Michael Bublé. Mina, Lucio Battisti, Ornella Vanoni... Da ultimo, ci dice il vero significato della sua frase «Food is the new internet»? Significa che lo sviluppo e l’innovazione nel food creeranno ricchezza. È un settore enorme e noi siamo italiani, abbiamo il meglio.