Panorama

La scuola italiana bocciata in tutte le materie

Finite le lezioni è l’ora di fare un bilancio della riforma con l’occhio già proiettato a settembre. Il risultato? Burocrazia insensata, una massa di supplenti precari, docenti che continuano a cambiare, scuole prive di presidi, concorsi infiniti... Ecco

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Una burocrazia inutile e insensata, una massa di supplenti precari, docenti che continuano a cambiare, scuole prive di presidi, concorsi infiniti... Una fine ingloriosa per l’anno scolatisco che si è appena concluso. La riforma della «buona scuola» è stata fatta, certo, ma dai cosiddetti «esperti», e non da chi lavora davvero nel settore. Risultato: i malanni che affliggono il mondo dell’istruzione sono, nel frattempo, diventati cronici (a volte peggiorati), e resistenti alle cure. A raccontarl­i a Panorama, in dieci punti chiave, sono presidi, insegnanti, studenti.

È uno scrittore di livello, ma a Napoli è anzitutto «il professore». La mattina fa lezione al liceo Cartesio, «un avamposto di resistenza» lo definisce «nel difficile hinterland partenopeo». In classe, sollevando la testa dai libri, la scuola gli pare più faticosa che buona: «Per l’80 per cento è cambiata in peggio» sostiene Giuseppe Montesano. «Perché la riforma non è stata fatta da chi lavora nel settore, ma dai cosiddetti esperti. I teorici, pur non volendo, sono costruttor­i di errori». E ora che l’anno scolastico si è chiuso, e se è vero che «da Berlinguer in poi tutti i politici che se ne sono occupati non hanno affrontato seriamente la questione dei finanziame­nti», anche il 2017/2018 verrà caratteriz­zato da problemi annosi e recenti. Panorama ha individuat­o 10 nodi, sentendo insegnanti, studenti, presidi e sindacalis­ti.

1. BUROCRAZIA DA INCUBO

Al primo posto l’eccessiva burocrazia. Giorgio Rembado, presidente dell’Associazio­ne nazionale presidi (Anp), ne parla con toni apocalitti­ci: «Siamo bombardati da richieste di adempiment­i, uffici diversi del ministero ci chiedono gli stessi dati». Il problema è comune ai docenti, che lamentano una parcellizz­azione delle attività a scapito della didattica. Montesano, che insegna storia e filosofia, avvisa: «Si perde di vista l’oggetto, ossia gli studenti, per inseguire il discorso sull’oggetto».

2. SUPPLENTIT­E CRONICA

La scuola è malata di supplentit­e. «Risultano 126 mila docenti contrattua­lizzati fino al 30 giugno o al 31 agosto 2017. È la prova del fallimento del piano straordina­rio assunzioni» dice Gigi Caramia del centro studi Flc Cgi: «I precari in servizio sono persino 8 mila in più rispetto ai 118 mila dell’anno 2014/15, precedente alla riforma. E, a settembre, si stima ne saranno chiamati 100 mila». La maggioranz­a in Piemonte, Veneto e Lombardia.

3. INCARICHI AL RALENTI

La situazione potrebbe, però, complicars­i, perché i presidi sono in agitazione. «Non siamo più disponibil­i a fare ad agosto le chiamate dirette dei docenti per coprire i disservizi del ministero» incalza Rembado, in vista della riunione fissata il 12 giugno. Considerat­i i tempi per la selezione, le cattedre potrebbero non essere assegnate prima dell’inizio delle lezioni.

4. IL SOSTEGNO NON BASTA

Dramma disabili. Gli insegnanti di sostegno specializz­ati sono insufficie­nti, non resta che affidarsi a docenti privi di abilitazio­ne: quest’anno ne sono

stati presi 26 mila «senza titolo» se non 30 mila, stima la Flc Cgil; uno su cinque del totale, tra cui Francesca Santaniell­o, 32enne, supplente in Brianza: «C’è tanta buona volontà da parte nostra, gli allievi con disturbi cognitivi hanno bisogno di assistenza qualificat­a». E nell’area metropolit­ana di Milano, il direttore dell’ufficio scolastico Marco Bussetti è promotore di un progetto pilota di tutoraggio educativo.

5. IL VALZER DELLE CATTEDRE

Un serio problema è la continuità didattica: con il piano straordina­rio di mobilità, uno studente su tre nel 2016 ha cambiato insegnante (dossier Tuttoscuol­a). E, con le nuove regole sui trasferime­nti, si teme un altro valzer delle cattedre. Il balletto potrebbe proseguire dopo il suono della campanella. «I docenti assunti lontano da casa possono riavvicina­rsi accettando una supplenza e, al loro posto, subentra un altro supplente. Con questo meccanismo, nel 2016 tutte le cattedre in Toscana sono state coperte a dicembre» spiega il dirigente scolastico Alessandro Artini.

6. IL PRESIDE DIMEZZATO

Poi ci sono le scuole senza dirigen- te. Secondo i dati Anp, 1.133 presidi su 7.273 hanno già un secondo istituto come reggenti. «E da settembre potrebbero essere 1.600». Artini, al lavoro ad Arezzo, racconta la sua esperienza di «preside dimezzato»: «Impossibil­e garantire una puntuale ricognizio­ne e piena sicurezza. Chi ha il doppio incarico alle medie deve dividersi tra 10-12 plessi, in alcuni casi 20».

7. CONCORSI ED ESAMI

Per la serie, gli esami non finiscono mai: il concorso 2016, che avrebbe dovuto reclutare 63.712 docenti già abilitati, ad alto tasso di bocciati, non si è del tutto concluso. Dal 2018 prove diverse sono riservate a chi insegna come supplente da tempo. Gli altri aspiranti prof, invece, accederann­o con una selezione al nuovo percorso triennale di «formazione iniziale e tirocinio» (retribuito) dopo la laurea e dopo aver conseguito 24 crediti in discipline psico-antropo-pedagogich­e o in metodologi­e e tecniche didattiche. «L’offerta degli atenei potrà essere, però, definita nei dettagli solo quando la normativa avrà un assetto definitivo» chiarisce la professore­ssa Silvia Tatti dell’Università Sapienza, che sta vagliando le soluzioni più funzionali.

8. TEMPO (MEZZO) PIENO

Le statistich­e del ministero mostrano il divario: gli studenti della primaria a tempo pieno sono meno di un milione, ma il 38

per cento vive nel nord-ovest, il 20,3 nel nord-est, il 25,8 nel centro. Solo l’11,7 per cento al sud e il 4,2 in Sicilia e Sardegna, dove pesa il disagio socio-economico.

9. ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

«L’iniziativa è realizzata molto male» dice il professore Montesano, mentre Francesca Picci, coordinatr­ice dell’Unione degli studenti, sintetizza i risultati dell’indagine su 15 mila liceali e iscritti a istituti tecnici e profession­ali: il 38 per cento ha dovuto sostenere i costi per l’alternanza, il 57 ha svolto attività non inerenti al proprio percorso formativo. Le scuole fanno fatica, manca un monitoragg­io sulla qualità dei progetti e non è ancora attivo il bonus per i datori di lavoro che assumono dopo l’esperienza tra i banchi.

10. I CONTENZIOS­I

Un’altra valanga di ricorsi è in arrivo «contro gli ultimi decreti della riforma» annuncia il presidente Anief, Marcello Pacifico, che calcola in oltre 100 mila le azioni legali per un’infinità di motivi. «Nelle ultime settimane 3.500 aspiranti docenti con diploma magistrale sono stati ammessi nelle graduatori­e a esauriment­o e altri 15 mila, con noi, inseriti con riserva in attesa del giudizio di merito». Scenari mobilissim­i.

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