Macron mette i piedi per terra
Arriva Arrivato all’Eliseo, il neopresidente ha incontrato Putin e Trump e avviato negoziati con i sindacati. Scelte di Realpolitik per tutelare gli interessi francesi.
In campagnacam aveva promesso mari e monti (e chi non lo fa?). Ma adesso EmmanuelEmma Macron sembra essere ritornatotornat coi piedi per terra, sposando una sanasa Realpolitik, in sintonia con gli interessiinteres del suo Paese (e con quello che può permettersi,p per il suo oggettivo peso econo economico e politico). Il 29 maggio il neopresidenteneopresid ha accolto Vladimir Putin a VersaillesVersaille come primo ospite straniero. Confronto su temi scomodi, come persecuzione d dei gay e interferenze dei russi sulla campagnacamp elettorale francese, ma una svolta in Medio Oriente: per la prima volta un presidentep francese ha riconosciuto l’im l’importanza di uno «stato siriano unitario», ossia la versione russa.
FinezzaFinezz diplomatica sugli attacchi chimici: M Macron parla di «linea rossa» che non va superata «da chiunque», non solo da Ass Assad. «Macron conosce in maniera approfo approfondita i dossier russo-francesi» dice a PanoramaPano una fonte francese di alto profilo. «S «Si pronunciò a titolo personale a favore d di una riconsiderazione delle sanzioni, d durante un viaggio a Mosca da ministro. Come consigliere diplomatico ha Philipp Philippe Etienne, considerato un filorusso, lo stesso Putin lo sa e l’ha fatto notare». Et Etienne ad aprile era stato nominato amba ambasciatore a Mosca ma, prima di essere con confermato, è stato nominato il 14 maggio all’Eliseo.al Nel frattempo voci a Mosca vor vorrebbero Aleksey Meshkov, vice ministro d degli Esteri, come ambasciatore a Parigi. Ve Vero o falso, nel linguaggio diplomatico sig significa che si vuol mettere l’ac- cento sull’importanza della sede. Anche perché «la Francia è diventata negli ultimi due anni il maggior investitore straniero in Russia in termini di capitale» spiega un’altra fonte dal mondo del business.
Prima ancora Macron, a Bruxelles, il 25 maggio, aveva incontrato Donald Trump. Stessa stretta di mano vigorosa (ma di calore quella volta ben poco), per poi parlare soprattutto di clima. Sembrava che il giovane presidente francese si fosse «imposto». Ma, a pochi giorni di distanza, Trump è andato dritto per la sua strada, annunciando l’uscita degli Usa dall’accordo di Parigi dell’aprile 2016. Macron si è rivolto agli americani in inglese («Make our planet great again»), rievocando il trumpiano «Make America great again». Ma si è dovuto sostanzialmente adeguare.
Anche sul fronte interno Macron si sta scoprendo sempre più conciliante. Voleva far passare la riforma del mercato del lavoro (un’iniezione di liberismo) con decreti e in breve tempo, ma in realtà ha subito avviato un negoziato con i sindacati. Sul nuovo aeroporto che deve essere costruito vicino a Nantes, NotreDames-des-Landes, diceva che voleva far rispettare la legge (cioè, far iniziare i lavori dopo il referendum locale, dove erano prevalsi i sì). Ma anche lì ha deciso di aspettare, nominando tre mediatori. Macron si scopre molto democristiano. E forse è meglio così. Per tutti. (Cristina Giuliano - da Mosca - e Leonardo Martinelli - da Parigi)