E Napoli creò la finanza
Dal primo deposito bancario fino allo scoperto di conto: novità che nacquero nel 1600 e che saranno illustrate in un convegno nella città partenopea dal 15 giugno.
Napoli, 16 dicembre 1752: Raimondo Di Sangro, settimo principe di San Severo, paga 50 ducati a Giuseppe Sanmartino per la realizzazione del Cristo velato, uno dei più grandi capolavori della scultura di tutti i tempi, costato in tutto 500 ducati.
Dodici giugno 1820: il sovrintendente del Teatro San Carlo, Domenico Barbaja, versa 40 ducati a Gioachino Rossini per comporre la Donna del lago. Venticinque anni dopo (primo agosto 1845), un altro impresario dello stesso teatro lirico, Vincenzo Palma, trasferisce 159 ducati a Giuseppe Verdi per realizzare l’Alzira e il 17 novembre del 1849 il Duca di Ventignano paga sempre a Verdi 1.000 ducati per la Luisa Miller. Per finire, il 6 ottobre 1606 Nicolò Radolovich, un uomo d’affari di origine balcanica, versa 200 ducati a Michelangelo Merisi da Caravaggio per dipingere un quadro raffigurante la Madonna col bambino in un coro di angeli (tela che avrebbe dovuto essere consegnata entro la fine di dicembre di quell’anno, ma che non è mai stato ritrovata).
Sono solo alcuni esempi di fedi di credito e poliz
ze, praticamente gli antenati della moderna moneta cartacea, emessi in 400 anni dai cosiddetti banchi pubblici, istituzioni che nascono a Napoli a cavallo tra il 1400 e il 1500 con finalità di mutuo soccorso e di mecenatismo. Questi documenti sono stati ritrovati nell’immenso archivio storico del Banco di Napoli (330 stanze che si snodano nel cinquecentesco palazzo Ricca in via dei Tribunali) grazie al certosino lavoro del documentarista Eduardo Nappi, e sono stati per due anni oggetto di studio da parte di una commissione costituita dai massimi esperti di storia della finanza: Antoin. E. Murphy del Trinity college di Dublino, Josè Luis Cardoso dell’Università di Lisbona, Barry Eichengreen, dell’Università di Berkeley, Larry Neal, Uni- versità dell’Illinois, Lilia Costabile e Adriano Giannola dell’Università di Napoli. Ebbene, la commissione è pronta a certificare che fedi di credito e polizze emessi dai banchi pubblici napoletani sono state innovazioni finanziarie tali da aver rivoluzionato il panorama monetario e gettato le basi della banca moderna.
Perché? Semplice: questi documenti avevano la possibilità di essere «girati», diventando così un mezzo di pagamento fondato sulla fiducia. «La banca è sempre esistita» spiega Lilia Costabile che ha coordinato la
ricerca. «Gli antichi greci e poi i romani conobbero l’istituzione bancaria, e ci si può spingere anche molto più indietro nel tempo. In epoca più recente, esistevano e operavano floride banche in Italia e in altri Paesi europei. Ma sono i banchi pubblici a introdurre i tre elementi costitutivi della banca moderna: la circolazione cartacea basata sulle fedi di credito, primo esempio di deposito bancario circolante al mondo, la capacità di accrescere il volume della moneta attraverso la creazione di credito e l’introduzione dello scoperto di conto corrente».
Su quest’ultimo punto, dal poderoso archivio emerge una vera chicca storica: il primo beneficiario di questo tipo di prestito registrato nel Libro degli accomodi del Banco della Pietà risulta essere tale Stefano Rinaldo nel maggio del 1612. «Questa data è così importante perché consente di spostare a Napoli e di retrodatare di oltre un secolo l’introduzione dello scoperto di conto corrente, finora erroneamente attribuito alla Royal Bank of Scoltland nel 1728» osserva Costabile. Si tratta di un riconoscimento prestigioso per il Banco di Napoli (oggi parte d’Intesa Sanpaolo) nato dopo l’Unità d’Italia dalla fusione degli otto banchi pubblici con origini che vengono fatte risalire al 1463.
I risultati della ricerca saranno presentati in un convegno (15-17 giugno) organizzato dalla Fondazione Banco di Napoli, dall’Università degli studi Federico II e dalla Banca d’Italia che vedrà la presenza anche di un nutrito drappello di banchieri centrali provenienti dalla Federal Reserve Bank di Chicago e Atlanta nonché dalla Banca nazionale austriaca. Sarà il governatore Ignazio Visco a coordinare l’ultima sessione del 17 giugno, dedicata all’analisi delle crisi bancarie di ieri e di oggi.