Quei raggi X sono un capolavoro
Un percorso tra arte e scienza illustra le tappe fondamentali della disciplina che scruta il nostro corpo per prevenire e curare. È The beauty of imaging, fino al 2 luglio a Milano.
Sembra una mostra di Pop art. Invece è un viaggio di pochi millimetri sotto la nostra pelle. S’intitola The beauty of imaging ed è la rassegna (alla Triennale di Milano, ingresso libero fino al 2 luglio) che celebra la potenza e la bellezza di una delle scoperte più importanti della medicina: l’«imaging diagnostico», ovvero quella disciplina che combina fisica, biologia, chimica, farmacologia e medicina allo scopo di prevenire e curare (molto spesso salvare) la nostra vita.
Si va indietro nel tempo, dai primi esperimenti sul magnete fino alla scoperta dei raggi X nel 1895 e poi ai nostri giorni, in una time-line che sconfina nel futuro attraverso gli studi sull’intelligenza artificiale applicata alle diagnosi. «Una procedura a raggi X su tre
nel mondo è fatta con prodotti Bracco: un dato di grande soddisfazione per un’impresa familiare e, credo, per l’intero Paese» commenta con orgoglio Diana Bracco, presidente e amministratore delegato del gruppo, che ha voluto questa mostra per festeggiare i 90 anni della sua impresa di famiglia ma anche per «far conoscere al pubblico una disciplina medica che è ancora poco nota».
Il sottile confine tra scienza e creatività oscilla in ogni tappa del percorso espositivo (curato da Marco Balich con lo studio Feel Rouge, Giò Forma e Mauro Belloni). Due giganti ispirati alla Venere di Botticelli e al Portatore di lancia di Policleto introducono al viaggio fra testi e immagini. E non potevano esserci simboli più felici. Entrambi sono ideali di armonia, a ricordarci come siano imprescindibili i rapporti tra arte e vita, tra bellezza e salute, tra esercizio dell’intelligenza e rigoroso impegno nella cura. (A.C.)