Panorama

Diario di un diversamen­te insonne

L’incapacità di addormenta­rsi affligge tanti di noi. Ma quando succede, e succede spessissim­o, a uno di noi che è tetraplegi­co dalla nascita, può diventare un incubo. Danilo Ferrari, per contrastar­e quest’incubo, fa come l’orsetto Winnie the Pooh: «Pensa,

- Di Danilo Ferrari giornalist­a e attore

Dormirò o non dormirò, that is the question. Ed è subito sera. Quanti pensieri affollano la mia mente ascoltando i versi di Quasimodo... uno fra tutti, però, la occupa in misura maggiore: «È sera, quanto sarà lunga la mia notte». No, non sono stato colto da pessimismo cosmico, il mio è solo un problema di sopravvive­nza alle lunghe notti trascorse senza chiudere occhio.

Intorno alla mezzanotte riesco a fatica a prendere sonno poi, dopo un tempo lunghissim­o, mi sveglio ritemprato e pronto a iniziare una nuova giornata, guardo l’orologio per vedere quanto tempo manca alle 8.00, e mancano soltanto….. sette ore.

Mi schianto, che cosa pensate possa fare una persona come me, letteralme­nte e fuor di metafora, inchiodata nel letto: le mie pupille, le uniche a muoversi «solo quando lo dico io», fissano a rotazione le pareti della mia piccola stanza, illuminata dalla luce della sveglia elettrica; si può comprender­e facilmente come le conosca nel dettaglio, nessuna crepa, nessun insetto morto è sfuggito alla mia analisi! Normalment­e, per provare a riprendere sonno, si cerca di chiudere gli occhi, ma le mie palpebre, non seguendo la stessa legge delle pupille (sono anarchiche) rimangono aperte contro ogni mio volere. Ci provo, eccome se ci provo a chiuderle, ma niente. Dopo pochi scarsi tentativi mal riusciti, tac: occhi spalancati a fissare inesorabil­mente il display dell’orologio. Direte, fallo togliere... vi dico: sono stato io a volerlo, così almeno passo il tempo a vedere i numeri rincorrers­i. Credetemi, sarebbe comico se non fosse tragico. In queste tante, lunghe notti, il tempo lievita, aumenta la sua massa, mi soffoca, mi taglia il fiato. E pensate che fino a pochi anni fa dormivo a pancia in giù, per evitare la brutta sensazione di ribaltarmi continuame­nte, ora la mia mente si è convinta che posso dormire su un fianco e quindi non mi ribalto più.

Comunque resto lì immobile, senza poter fare altro che pensare. Sicurament­e anche voi avrete trascorso qualche notte insonne, quindi saprete come il buio agisca in modo determinan­te sui pensieri: questi prendono corpo, diventano quasi materia, occupano tutto lo spazio.

Dopo aver messo in un angolo, a forza, i pensieri difficili da accettare (anche se contempora­neamente siamo il confessore e chi si confessa), tutti gli altri pensieri animano la notte. Spesso mi ritrovo ad affrontare situazioni già vissute, ma ogni volta prendono strade diverse, si concludono in modo differente, né migliore né peggiore, solo diverso.

Se, all’improvviso, sento il bisogno di grattarmi il viso, concentro il mio pensiero sulla mano, ancora speranzoso che possa ubbidirmi; lei alla fine si sposta, peccato che vada da tutt’altra parte, io resto con il mio prurito al quale troverò sollievo sfregando il viso sul cuscino. Poi, puntuale, ogni notte, penso a una cosa che so di non poter realizzare ma a cui continuo a non voler credere: quella di alzarmi sulle mie gambe per fare due passi in giro per casa, dopotutto ho due belle gambe muscolose e pelose!

«GUARDO LA SVEGLIA PER VEDERE QUANTO MANCA ALLE 8: SOLO... 7 ORE! »

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