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Nextome, l’app per orientarsi nei luoghi chiusi, adesso fa rotta verso gli Stati Uniti.

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Peggio che avviare un’impresa in un garage, è avviarne una in uno iuso, che in dialetto pugliese è un sottoscala-deposito dalle dimensioni lillipuzia­ne. Nextome è nata qui quattro anni fa, stringendo gomito a gomito tre amici conosciuti­si all’università: Vincenzo Dentamaro, 32anni, Domenico Colucci, di 28, e il 27enne Giangiusep­pe Dateo. Insieme, hanno messo a punto una app per orientarsi nei luoghi chiusi: insomma qualcosa che non ti permette di perderti in un museo o in un department store. «Il nostro sistema, coperto da brevetti internazio­nali, è utile perché si installa e funziona con il telefonino, scaricando la app» raccontano. «I sensori con cui farla interagire invece, costano soltanto 5-6 euro».

Nextome non è soltanto economico, ma funziona anche off line. «Una volta scaricata, la app memorizza tutto. Quindi funziona anche in assenza di rete».

Nextome oggi è uscita dallo iuso, nel 2016 il primo cliente ha portato 100 mila euro di fatturato, ma l’obiettivo è di arrivare al milione nel 2018. La sede è a Conversano e l’azienda ha aperto le porte a un business venture: Marco Bicocchi Pichi, presidente di Italia Start-up e portatore di finanziame­nti e cultura d’impresa. «Questo ci ha permesso di iniziare a guardare al mercato Usa, molto più adatto alla nostra tipologia di prodotto, dove stiamo partendo con un partner ben inserito nel settore della sanità». In Italia invece, Nextome ha già stretto accordi con Metropolit­ana di Roma in sinergia con Vodafone, sfruttando le potenziali­tà aggiuntive del sistema di navigazion­e indoor come organizzaz­ione della sicurezza o recupero oggetti smarriti. Il prossimo passo? Migliorare le funzioni e costruire un team sempre più internazio­nale.

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Da sinistra: Giangiusep­pe Dateo, Vincenzo Dentamaro e Domenico Colucci.

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