Bari dai mille volti
Oltre la ricchezza di basiliche e capolavori della pittura: il capoluogo pugliese custodisce straordinarie architetture del Novecento che ne moltiplicano la grandiosa bellezza.
Tra le più belle città moderne italiane, come Milano, Bari ha un volto prevalentemente novecentesco. Uno dei suoi monumenti più significativi apre il secolo scorso: è il Teatro Petruzzelli inaugurato nel 1903 e, cento anni dopo, ricostruito dalle ceneri di un incendio doloso, soprattutto per mia iniziativa, dopo anni di inerzia. Un po’ questo mi lega a Bari, e anche l’allusiva centralità di piazza del Ferrarese, che deve il proprio nome al mercante Stefano Fabri, originario di Ferrara e vissuto a Bari nel XVII secolo, e che è l’ingresso alla città vecchia. A nord piazza del Ferrarese finisce, quasi senza soluzione di continuità, nella suggestiva piazza Mercantile. Qui si vedono il Palazzo del Sedile e la Colonna della giustizia.
Gli edifici sacri più importanti di Bari vecchia sono la Cattedrale di San Sabino e la Basilica di San Nicola. La prima fu costruita in epoca bizantina, nel 1034, ma quando la città si ribellò a Guglielmo I di Sicilia questi la fece radere al suolo; la fabbrica fu ricostruita tra il 1170 ed il 1178, in un semplice stile romanico-pugliese, con un’ampia navata, transetti poco profondi e una cupola alta 35 metri. I recenti lavori di scavo hanno portato alla luce un frammento dell’originario pavimento a mosaico, visibile nell’abside meridionale. La Basilica di San Nicola, invece, ha una mole massiccia e si estende su quattro piazze note come Corti del Catapano, perché si ritiene che un tempo il palazzo del «catapano», ovvero del governatore bizantino, sorgesse proprio qui. L’architettura è solida e semplice, con la Porta dei Leoni, all’esterno. All’interno altissimi archi trasversali si sviluppano da capitelli riccamente scolpiti, mentre il tabernacolo in pietra sopra l’altare è uno straordinario esempio di scultura medievale(1150), così come la Cattedra di Sant’Elia. Oltre il perimetro occidentale di Bari vecchia sorge il Castello normanno-svevo. La struttura visibile oggi risale interamente all’inizio del XVI secolo. Tra le altre chiese: Sant’Anna, Sant’Antonio abate, Sant’Agostino rifatta nel 1508 dalla colonia milanese, San Bartolomeo, Santa Chiara, San Domenico, San Francesco alla Scarpa, del Gesù, la trecentesca chiesa di San Giovanni Crisostomo, San Gregorio dove per tutto l’anno rimane la statua di San Nicola trasferita nella propria basilica solo nei giorni della festa, San Marco dei Veneziani, Santa Scolastica, San Sebastiano, la barocca chiesa di Santa Teresa dei Maschi, la chiesa della SS. Trinità dei Medici. Al di fuori del centro storico è assai interessante il borgo nuovo. Gli ampi viali, le strade rettilinee, i balconi di pietra e i pregevoli decori in ferro battuto sono tipici caratteri dello stile Art nouveau. Via Imbriani conserva ancora alcuni notevoli esempi di edilizia residenziale. Gli esempi più notevoli di architettura novecentesca sono Palazzo Fizzarotti, edificato su corso Vittorio Emanuele II e radicalmente ampliato negli anni 1905-1907 da Ettore Bernich e Augusto Corradini. È un imponente edificio in stile eclettico con stilemi del romanico pugliese fusi con citazioni, nella facciata, in stile veneziano. Ancora: Palazzo Atti, lungo corso Cavour, asse viario che separa l’originario quartiere Murat dal lungomare, memorabile per l’abbondanza delle decorazioni: ghirlande di fiori, motivi geometrici, persino un imponente gruppo scultoreo sulla loggia: il progetto è di Ettore Patruno.
Accanto al palazzo Atti, tra il 1918 e il 1928, Orazio Santalucia progettò un edificio destinato a ricettività alberghiera e a spettacoli, l’albergo cine-teatro Oriente, adottando un telaio in calcestruzzo con
A sinistra, l’edificio dell’Acquedotto Pugliese, che Duilio Cambellotti ha reso prezioso con le decorazioni delle facciate, gli interni, gli affreschi e i mobili originali.
travi da 15 metri sotto una decorazione eclettica. Il contrasto tra il bugnato della base e le tonalità pastello dei piani superiori connota l’ampia facciata del palazzo Colonna, costruito dall’architetto Vincenzo Bavaro nel 1925. Nello stesso anno l’architetto Saverio Dioguardi progettò il palazzo Dioguardi-Durante. I cinque piani che compongono la facciata in stile eclettico hanno balconi affacciati verso l’Adriatico. Nel cuore del quartiere Murat, all’an
golo tra via Sparano e via Putignani, Aldo Forcignanò progettò, nel 1923, uno spettacolare progetto con soluzione d’angolo per l’edificio. La facciata è classica con colonne, lesene, capitelli ionici e mascheroni. Gli interni hanno decorazioni Liberty, con un monumentale scalone illuminati da una cupola vetrata che sovrasta l’edificio. Sulla stessa via Sparano si trova la residenza privata della famiglia Mincuzzi. Qui l’architetto Forcignanò ha disegnato una facciata razionalista dalle linee severe, con l’alternanza del bianco all’ocra, per richiamare la prospiciente chiesa di San Ferdinando
Ma l’impresa più importante, del 1925, è l’Acquedotto Pugliese, un edificio in via Cognetti, a poca distanza dal mare. L’imponente, luminosa facciata bugnata, ripetuta sui quattro lati, ha l’aspetto di una fortezza. Gli interni sono di Duilio Cambellotti: il tema dominante è quello dell’acqua, negli affreschi della Sala del Consiglio, nei pavimenti, negli intarsi in legno e madreperla degli oltre 140 mobili originari. Infine, la splendida Pinacoteca provinciale ospita opere di pittori veneti, due polittici di Bartolomeo Vivarini, il mirabile e assoluto San Pietro martire di Giovanni Bellini, e una pala di Paris Bordone. Ad essi si affiancano capolavori della scuola napoletana del Sei e Settecento, in particolare Corrado Giaquinto.