Panorama

PARROCCHIE A PORTE CHIUSE

L’invito di Bergoglio cade nel vuoto: profughi in 600 strutture su 26 mila.

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Papa Francesco profeta inascoltat­o in materia di accoglienz­a? L’interrogat­ivo è d’obbligo, alla luce della scarsa attenzione con cui finora sono stati messi in pratica i suoi ripetuti appelli a parrocchie, monasteri e conventi che lo scorso anno Bergoglio invitò, a sorpresa, «ad aprire le porte e le braccia» a quanti scappano da conflitti ed oppression­i. Un appello che ha poi ripetuto altre decine di volte, come ha fatto ancora nel recente incontro con la cancellier­a tedesca Angela Merkel. E dando l’esempio in prima persona quando, dopo la visita all’isola greca di Lesbo aprì le porte del Vaticano a tre famiglie musulmane dopo un forte richiamo all’Europa per l’accoglienz­a ai migranti. Gesto di solidariet­à subito imitato dal suo fido elemosinie­re pontificio, il vescovo polacco Konrad Krajewski, che mise a disposizio­ne la propria casa in Vaticano a famiglie di profughi, decidendo di abitare nel suo ufficio. Un gesto «naturale e spontaneo, ma per niente eroico», confida il monsignore a chi si mostra sorpreso davanti alla sua scelta, perchè «è il Vangelo che insegna ad aiutare chi vive nel bisogno, e il primissimo bisogno è l’abitazione». Storia bella e significat­iva ma quasi unica nel suo genere perchè, l’esempio dell’arcivescov­o Elemosinie­re non ha fatto molti proseliti. Basti pensare che tra le 332 parrocchie romane solo una quarantina hanno messo a disposizio­ne i loro spazi a famiglie di migranti. Risposte limitate anche a livello nazionale dove, stando ai dati forniti dalla Caritas Italiana, sulle 26 mila parrocchie solo 600 hanno accolto i migranti. «Ma non tutte» spiegano alla Caritas «sono in grado di aprire le loro residenze ai profughi perchè vecchie e prive dei necessari requisiti di sicurezza. Specialmen­te quelle dei centri storici delle grandi città come Roma e Milano, dove ci sono belle chiese parrocchia­li artisticam­ente importanti, ma non hanno spazi attrezzati per ospitare famiglie con bambini, anziani e malati».

(Orazio La Rocca)

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