Salvi in mostra a Perugia
Una mostra ripercorre l’opera seicentesca di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, che nelle opere rende eterne le forme e dialoga con i grandi, come Raffaello. Fino all’1 ottobre al Complesso monumentale di San Pietro, a Perugia.
APerugia,una grande mostra di Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato, dalla sua remota città di origine, consente la temporanea restituzione a uno dei monumenti più importanti d’Italia, l’abbazia benedettina di San Pietro, in un fertile confronto con molti altri capolavori, di un’opera che è stata deportata al Louvre da Dominique Vivant Denon (sofisticatissimo studioso che rapiva opere italiane per la delizia di Napoleone), L’Immacolata concezione, e mai più restituita. Una studiosa sensibile, Cristina Galassi, con il sostegno della Fondazione per l’istruzione agraria e del magnifico rettore dell’Università degli studi di Perugia, Franco Moriconi, ha ottenuto il clamoroso prestito.
Giovanni Battista Salvi è il più notevole pittore «senza tempo» di tutti i tempi; e stabilisce un’immagine di bellezza immutabile,che ha i suoi archetipi in Perugino e in Raffaello, ignorando, come se non fosse mai esistito, il Caravaggio. Il pittore di Sassoferrato persegue un’ideale estetico che rende eterne le forme, sottratte alla condizione umana. Egli traduce in pittura la natura divina, e intende ricercarla prevalentemente nella perfezione raffaellesca. E non produce repliche o copie, ma vere e proprie reincarnazioni spirituali, non sottomesse alla egemonia del tempo. La sua bellezza non è mai devota; e la sua pittura non è sacra, ma senza tempo, come il divino che rappresenta.
Nessun soggetto di Giovanni Battista Salvi è, alla fine, derivazione puntuale o fedele di dipinti di Raffaello, perchè egli ne ripete essenzialmente l’anima, non le forme; al punto, come nessun pittore ha fatto, di rinunciare alla sua. Pur applicandosi prevalentemente a soggetti religiosi, non mancano, nella sua produzione, sorprendenti ritratti, di algida evidenza. Salvi è un pittore astratto, l’equivalente seicentesco di Mondrian, alieno da psicologismi, turbamenti interiori, inquie- Tra la quarantina di opere di Giovan Battista Salvi detto «Il Sassoferrato» in mostra a Perugia, spicca L’immacolata concezione prestata dal Louvre (qui sopra). In alto, Santa Caterina da Siena con Gesù Bambino. tudini. E,infatti, avendone certamente osservato e imitato la morbidezza dei panneggi (e niente più di quelli), è assolutamente distante da Lorenzo Lotto, psicologo inarrivabile, da lui facilmente e distrattamente osservato nelle numerose opere marchigiane. Dietro la perfezione dei volti, in Sassoferrato non c’è nulla. Profondità e superficie nella sua opera coincidono, senza limitare la potenza evocativa dei modelli.
Quando, come accade con la Deposizione Baglioni di Raffaello, il Salvi si applica non a copie ma a riproduzioni, può, talvolta, eguagliare la fonte, congelandola. Più di rado con l’amatissimo Raffaello (di cui insegue l’essenza), gli riesce meglio con Perugino del quale, proprio nel convento di San Pietro, vi sono alcuni ritratti di benedettini, fedelmente duplicati dal Salvi. Eppure, in quell’opera di inarrivabile perfezione che è la testa di San Benedetto, con una concentrazione assoluta, la fedeltà riproduttiva si esalta fino a sfiorare la verità della esistenza: dal legno alla pelle, con la capacità (e la dolcezza) di rievocare una sensazione di profumo. Molto più di Perugino. Aggirandolo rispetto al modello, restituito alla evidenza della sua realtà fisica, pur sublimata. Oltre la sua stessa volontà, quando il Salvi si innalza (e non è raro) a questi livelli di perfezione esecutiva, ciò che ordinariamente si evidenzia in cera arriva a farsi carne, in un improvviso (e imprevisto) respiro della vita. L’aveva colto Federico Zeri: «La trasfigurazione di materia, luce, fisionomia è totale: abbiamo una specie di purezza assoluta, di purezza indicibile, che fa pensare a un sogno, di materia pura... guardate l’incarnato: è un miracolo di concezione e di esecuzione, è uno dei grandi miracoli della pittura del Seicento... Come chiamare piccolo un pittore come questo? Il Sassoferrato è un vero genio, è veramente il grande pittore dell’arte sacra dal ’500 a oggi».