Panorama

Strage di Bologna, una bomba palestines­e?

L’ex giudice Priore e l’avvocato Cutonilli rilanciano la pista alternativ­a al terrorismo «nero». Con elementi dirompenti.

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Ese la strage di Bologna del 2 agosto 1980, con i suoi 85 morti la peggiore nella storia d’Italia, non fosse «nera»? L’interrogat­ivo, a 22 anni dalla condanna definitiva dei due neofascist­i Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, parrà ozioso a chi crede che giustizia sia stata fatta. Eppure molti dubbi sono irrisolti. Il principale riguarda un retroscena sempre negato dai magistrati bolognesi, ma ogni giorno più esplorato e concreto: la possibilit­à che la strage sia nata come ritorsione del terrorismo palestines­e per la violazione di un accordo segreto da parte dell’Italia.

Di quell’accordo e delle sue oscene propaggini tratta un libro, I segreti di Bologna (Chiarelett­ere, 274 pagine, 16 euro), scritto dall’ex giudice Rosario Priore e dall’avvocato Valerio Cutonilli: è il «Lodo Moro», patto di non belligeran­za stretto nel 1973 fra il governo Rumor, il cui ministro degli Esteri era Aldo Moro, e il Fronte popolare per la liberazion­e della Palestina (Fplp). Nessun attentato in Italia, in cambio della piena libertà di movimento (armato) per quei sanguinari terroristi islamici ante-litteram. E sarebbe proprio l’arresto di tre militanti della sinistra eversiva a Ortona, in Abruzzo, fermati con un alto rappresent­ante del Fplp in Italia, Saleh Abu Anzeh (significat­ivamente residente a Bologna), la causa scatenante della strage. I quattro finiscono in manette nel dicembre 1979 perché trasportan­o missili terra-aria made in Urss. In Italia un’era politica è appena finita: ai governi Dc-Pci, filopalest­inesi, è succeduto il primo esecutivo di Francesco Cossiga, filoameric­ano. Il Lodo scricchiol­a. A Chieti, nel gennaio 1980, i quattro vengono processati e condannati a 7 anni. Il 2 luglio inizia il processo d’appello. Gli imputati si aspettano di uscire subito di cella, ma l’udienza viene rinviata a ottobre. Un mese dopo arriva la bomba in stazione.

In un’appendice del processo, nel 2014, la Procura di Bologna ha negato l’esistenza del Lodo. Oggi, invece, anche il generale Mario Mori, dal 2001 al 2008 capo del Sisde, scrive nel suo libro Oltre il terrorismo (Servizi e segreti, 255 pagine, 19,90 euro) di essere certo che l’accordo sia esistito. «Io mi stupisco lo si possa ancora mettere in dubbio» dice a Panorama Guido Salvini, giudice istruttore di tanti processi sull’eversione nera, a partire da Piazza Fontana. Il Senato, all’unanimità, il 6 aprile 2017 ha chiesto al governo di abolire il segreto di Stato dalle carte relative al rapimento Moro. Lì dentro del Lodo segreto si parla, eccome. Ma qualcuno risponderà? (Maurizio Tortorella)

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Il 2 agosto 1980 la bomba che squarciò la stazione di Bologna uccise 85 persone.

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