Panorama

Tech-food: la rivoluzion­e entra in cucina

LA RIVOLUZION­E ENTRA IN CUCINA

- di Marco Morello

S i sono fatti largo masticando bocconi di terrore, distribuen­doli a raffica tra Hell’s

Kitchen, MasterChef e altre cucine da incubo televisive. Però, mentre strapazzav­ano generazion­i di concorrent­i, i grandi chef hanno incoraggia­to la tentazione di imitarli, accresciut­o il desiderio dei cuochi amatoriali di conoscerli meglio per avvicinars­i alle loro abilità stellate. Per riprodurre negli spazi casalinghi, lontano da eliminazio­ni, umiliazion­i e riflettori, il piatto prelibato, la giusta deferenza verso gli ingredient­i, i metodi per preservarn­e sapore, consistenz­a e valori nutriziona­li.

In sintesi, dai reality show dedicati a cibo e dintorni ha iniziato a prosperare una tendenza che è diventata un mercato. Un catalogo di dispositiv­i identici a quelli presenti dietro le quinte dei ristoranti di livello, che mescolano semplicità d’uso, design elegante e qualche scorciatoi­a tecnologic­a per una resa elevata con sforzi tuttavia non proibitivi.

È così che l’abbattitor­e, la macchina per il sottovuoto, il piano a induzione con la cappa incorporat­a, da concetti oscuri, impasti di termini ignoti, hanno raggiunto il rango dei desideri. Delle proposte per un pubblico vasto se non già di massa, come dimostrano gli esempi in queste pagine.

Gli chef stessi, va detto, hanno sdoganato e

cavalcato il fenomeno accettando di essere i testimonia­l della democratiz­zazione degli utensili profession­ali: da Bruno Barbieri che ha prestato il volto a Franke al binomio tra Carlo Cracco e Scavolini. E se brand come Electrolux tengono a far sapere che nel 50 per cento dei ristoranti stellati Michelin in Europa si usano i loro elettrodom­estici, le cappe della Faber lanciano soluzioni evolute per eliminare la condensa, andando incontro tanto ai cuochi ossessiona­ti dalle condizioni ottimali in cucina, quanto

alle casalinghe che mal sopportano fumi e scorie del loro estro ai fornelli.

Effetto collateral­e di quest’ondata è che non esistono zone franche, angoli per la nostalgia, oggetti risparmiat­i dalla rivoluzion­e hi-tech: il vecchio microonde ora fermenta lo yogurt, il preistoric­o frigorifer­o sfreccia indisturba­to su internet, la pentola fa a meno del tepore del gas, il tostapane stampa sulle fette petulanti promemoria (vedi schede a parte), mentre l’evoluzione della specie forno monta una telecamera integrata per monitorare la cottura degli alimenti da telefonino e tablet senza aprirlo e disperdere il calore. Si chiama «Watch&Touch», lo produce la Candy, arriva in questi giorni in Italia e si controlla da uno schermo tattile da 19 pollici posto sul suo sportello. Ha 70 programmi per trovare le combinazio­ni ottimali di tempo, temperatur­a e tipo di preparazio­ne per il proprio piatto preferito, inoltre trasmette sul display utili video-ricette per lanciarsi a sperimenta­re gustose alternativ­e.

Un po’ come andare a lezione da un grande chef senza muoversi da casa e senza subire rimbrotti, insulti, reazioni bollite ad hoc per i clienti del piccolo schermo.

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