La luce di una grande storia
Il Gruppo Mondadori festeggia i suoi 110 anni. E la sede-icona opera di Oscar Niemeyer si accende di una nuova illuminazione d’artista.
Èil 1907 quando un 18enne Arnoldo Mondadori fonda la sua prima impresa, oggi diventato il primo gruppo editoriale italiano. E dal 1975 la Mondadori ha sede a Segrate, nell’edificio-icona disegnato da Oscar Niemeyer. L’architetto brasiliano che ha fatto il miracolo di rendere «aerea» e inconfondibile una struttura di cemento armato: cinque piani vetrati che restano sospesi all’interno di una progressione di giganteschi archi parabolici e si specchiano nel lago che fa da corona. Per festeggiare i suoi 110 anni, la casa editrice celebra Palazzo Mondadori con una nuova illuminazione artistica opera del maestro della luce Mario Nanni, che lascia il proprio segno contemporaneo rispettando il carattere della costruzione. «Sospeso, leggero ma non
troppo: è il titolo del mio omaggio fatto di luce e poesia a Niemeyer» ha detto Nanni a Panorama, preparando l’inaugurazione avvenuta la notte del 21 giugno. «Mi sono ispirato alle 24 ore di una giornata. La luce che ho scelto evoca quella naturale e sottolinea forza, leggerezza e bellezza della materia dell’edificio, ovvero il cemento. Ai 23 pilastri che formano le arcate, ne ho aggiunto un 24esimo: un’ideale “meridiana” luminosa, che di notte si accende e col suo raggio “accarezza” la struttura del Palazzo».
A oltre 40 anni dalla sua creazione, l’edificio di Niemeyer continua a esercitare un fascino che vince il tempo. I principi codificati nell’antichità da Vitruvio - funzionalità, solidità e bellezza - danno sostanza alla struttura, che con i suoi 200
metri di lunghezza e 25 di altezza, ne fanno ormai un «classico» di Milano. Riflette Francesco Dal Co, direttore di Casabella: «Palazzo Mondadori è figlio di Itamaraty, il Ministero degli Esteri completato da Niemeyer a Brasilia nel 1964. Le luci degli archi di Itamaraty sono uguali; nel Palazzo Mondadori variano: un monumento in un caso, una “sinfonia” nell’altro. Inoltre, nel Palazzo Mondadori i piani sono appesi alla copertura e galleggiano su uno spazio vuoto. Ma se Niemeyer compì a Milano un exploit soltanto sfiorato a Brasilia, ciò si deve anche alle industrie che produssero i materiali speciali usati per la costruzione e agli ingegneri italiani che ne calcolarono la statica».
La genesi, i disegni, le fasi della costruzione si ripercorrono poi - insieme con le bellissime immagini di Roland Halbe e Gabriele Basilico - in un’edizione rinnovata del volume Oscar Niemeyer. Il Palazzo
Mondadori, di Roberto Duilio (Electa), che esce in questi giorni. Un edificio che, sottolinea Ernesto Mauri, amministratore delegato del Gruppo, ha un’analogia con lo sviluppo che Mondadori ha intrapreso in questi anni, tra editoria tradizionale e digitale: secondo «la capacità di innovare senza dimenticare le proprie radici, al tempo stesso storia e, con questo nuovo intervento, sempre più futuro».
L’illuminazione dal basso verso l’alto, per la quale Mario Nanni ha anche disegnato lenti speciali con l’obiettivo di una diffusione uniforme e dinamica («Le abbiamo realizzate secondo la normativa sull’inquinamento luminoso», precisa il progettista), marca i pieni e i vuoti del Palazzo. Se questo di giorno impone le linee geometriche delle sue forme, di notte, avvistato da lontano come un faro, sotto il flusso della meridiana di luce, «respira» e racconta una nuova storia.